Ha solo duemila anni di storia la Chiesa Cattolica ma riesce a star in piedi grazie alla sua continua evoluzione, pur restando salda ai dogmi proclamati fin dal principio. Ciò si evince dall’ultimo messaggio di Papa Benedetto XVI per la 44esima Giornata delle comunicazioni sociali, in cui sprona i preti all’utilizzo del Web per evangelizzare.
La Chiesa ha sempre utilizzato i mezzi di comunicazione di massa per diffondere il proprio messaggio, se si pensa che Radio Vaticana è stata testata da Guglielmo Marconi si può ben capire come sia attenta ai cambiamenti dei media. Per questo bisogna accedere e imparare a vivere nel mondo digitale che consente illimitate possibilità di espressione ed è un mezzo per raggiungere i giovani, i credenti e quelli che non lo sono. Joseph Ratzinger scrive:
Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il Sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l’uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Più che la mano dell’operatore dei media, il Presbitero nell’impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della “rete”.
Il sacerdote, quindi, può dare un’anima al Web. In attesa di vedere applicate queste parole lo stesso Vaticano si era già prodigato nell’intercettare i credenti online con un canale su YouTube e un’applicazione su Facebook, mentre qualcun altro creava un rosario digitale e un social network, Prex Communion, dove esprimere le proprie preghiere e intenzioni per condividerle online. Che non siano questi anche dei segnali verso altri forme di cambiamento e di aperture?