L’evoluzione del Web 2.0 ha decretato la sconfitta del pay per click (solo Google la usa ancora con successo), cioè la pubblicità che funziona solo se viene cliccata, quella per cui gli inserzionisti pagano solo in base agli ingressi effettivi nel proprio sito Internet.
Superata anche la teoria del pay per impression, tipica della comunicazione offline, in cui si paga in base a quante volte è stato visto un banner, a vincere la sfida della pubblicità online, per gli esperti del settore, è il pay per lead: ad ogni utente registrato corrisponde una somma di denaro.
La registrazione identifica se il navigatore è idoneo al target dell’azienda e quindi efficace per le comunicazioni future della stessa. Il pay per lead, utilizzato all’interno di campagne di Web marketing ad hoc, porta direttamente nel CRM i nominativi di contatti commerciali profilati che vogliono ulteriori informazioni sui prodotti o servizi dell’azienda di cui si interessano.
Sono 20 milioni gli italiani e 300 milioni gli europei che cercano su Google e contattano le aziende che si posizionano nelle prime posizioni e che presentano i prodotti in maniera efficace. Questo consente di pagare per contatti davvero utili e non si disperdono le risorse economiche.