Il porno su p2p inguaia migliaia di utenti

Nel corso delle ultime settimane, la società DigiProtect ha inviato migliaia di lettere ad alcuni internauti britannici, accusati di aver scaricato illegalmente materiale pornografico dalle reti p2p. Richiesti quasi 600 Euro di risarcimento per utente
Il porno su p2p inguaia migliaia di utenti
Nel corso delle ultime settimane, la società DigiProtect ha inviato migliaia di lettere ad alcuni internauti britannici, accusati di aver scaricato illegalmente materiale pornografico dalle reti p2p. Richiesti quasi 600 Euro di risarcimento per utente

Oltre alla musica e ai film, le azioni legali contro la pirateria non risparmiano nemmeno il dinamico settore dell’industria del porno i cui contenuti sono frequentemente scaricati senza i dovuti permessi attraverso le reti di file sharing. Da alcune settimane, la società DigiProtect ha avviato l’invio di numerose notifiche ad alcuni internauti britannici, accusati di aver effettuato il download di materiale pornografico pirata infrangendo così il diritto d’autore. L’operazione interesserebbe alcune migliaia di utenti, che hanno ricevuto nella loro posta un voluminoso plico contenente le accuse e le richieste di DigiProtect.

La società con sede in Germania richiede, a nome dei suoi clienti, un risarcimento pari a circa 575 Euro come accordo extragiudiziale al posto di un contenzioso vero e proprio in tribunale. Le lettere inviate agli utenti da DigiProtect contengono anche un elenco dei materiali per adulti scaricati dagli utenti, comprensivi di ora e data del download. Un resoconto in piena regola sulle attività svolte su talune reti p2p, ma fermamente contestate dalla maggior parte degli utenti.

Numerosi avvocati britannici sono stati contattati dai loro clienti, preoccupati per aver ricevuto la lettera poco amichevole da parte della società tedesca. Stando alle prime informazioni, molti contesterebbero l’attendibilità dei documenti ricevuti, dichiarandosi completamente estranei alle accuse legate al download lesivo del copyright di materiale pornografico.

Per comprendere le motivazioni di chi è coinvolto nell’operazione di DigiProtect, un reporter della BBC è riuscito a entrare in contatto con uno degli individui interessati: «Si tratta di una lunga lettera che mi accusa di aver scaricato un film porno dal titolo “Young Harltos in London”. Non ne ho mai sentito parlare prima, certamente non l’ho mai visto né scaricato. Ho ricevuto una lettera dal mio Internet Service Provider (ISP) alcuni mesi fa, che mi avvisava di aver ricevuto un’ordinanza dal tribunale per rilasciare i miei dettagli ad alcuni rappresentanti legali. Ho atteso il ricevimento della lettera. Ora ho tre mesi di tempo per pagare, altrimenti mi porteranno in tribunale. Penso che i loro metodi per gestire il problema siano completamente errati. Stanno praticamente terrorizzando un buon numero di persone».

Le lettere con la richiesta di risarcimento sono state inviate a un alto numero di persone, spesso poco avvezze al mezzo informatico, come nel caso di una sessantacinquenne preoccupata per le richieste di DigiProtect, ricevute nonostante non sapesse nemmeno a che cosa potesse servire un network per la condivisione in p2p. Secondo alcuni analisti, la strategia della società tedesca sarebbe un vero e proprio esercizio di stile: inviare migliaia di lettere con un’intimazione per il pagamento e attendere di ricavare quanto più denaro possibile dall’operazione.

Sfruttando l’attuale legislazione nel Regno Unito, molto severa nei confronti di chi scarica materiale protetto da copyright illegalmente, DigiProtect traccia gli IP degli utenti sulle reti p2p e successivamente richiede in tribunale le ingiunzioni necessarie per obbligare gli ISP a fornire le informazioni sui loro utenti identificati. Ottenute le identità dei potenziali trasgressori viene avviata la procedura, con l’invio delle lettere contenenti la richiesta una tantum per il risarcimento.

Il procedimento consente di identificare solo una parte dei veri utenti coinvolti nel download del materiale protetto dal diritto d’autore. Connessioni condivise o reti WiFi aperte possono falsare la corrispondenza tra IP e identità dell’utente, portando alle numerose storture registrate in questi giorni in Gran Bretagna, con utenti del tutto estranei alla vicenda raggiunti dalle voluminose lettere di DigiProtect. Attraverso i loro legali, numerosi utenti britannici cercheranno di far valere le loro ragioni, anche se si stima che in molti preferiranno pagare per chiudere rapidamente – e nel silenzio – la scottante vicenda che li vede coinvolti.

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