La visita del presidente degli Stati Uniti Barack Obama in Cina ha riservato molti spunti di interesse in queste ore, una cosa che, visti i rapporti non sempre idilliaci tra le due nazioni, era anche abbastanza ipotizzabile.
Tanti i temi trattati, dalla sempre calda questione legata al Tibet, peraltro appena accennata dal presidente americano, all’altrettanto calda questione legata ai cambiamenti climatici, passando per strategie economiche comuni per finire poi con un accenno alla libertà d’espressione.
E proprio sulla libertà d’espressione vogliamo focalizzare un po’ la nostra attenzione, ricollegandoci per un attimo a quanto Obama ha detto in un incontro con gli studenti universitari di Shanghai:
Libertà di espressione e di religione, di accesso alle informazioni e alla partecipazione politica sono dei diritti universali. Essi dovrebbero essere goduti da tutte le persone, comprese le minoranze etniche e religiose.
Un discorso sulla libertà d’espressione e di religione che suona ancor più importante se si considera il luogo in cui è stato pronunciato: quella Cina molto spesso accusata da varie parti per la cosiddetta “censura di stato” che molte volte ha riguardato il Web e alcuni dei suoi principali protagonisti.
Censura che, tra l’altro, ha colpito anche il discorso agli studenti del presidente, del quale non si è praticamente notata alcuna traccia, se non in maniera marginale, nei vari servizi realizzati dalla televisione cinese e negli articoli dei principali giornali, lasciando soltanto al Web, tramite il sito della Casa Bianca, il compito di riportare il pensiero espresso da Obama.
Molti osservatori si sono soffermati proprio su questo aspetto: un discorso sulla libertà d’espressione fatto passare paradossalmente in secondo piano quando non oscurato quasi completamente, mostrando ancora una volta come sempre di più gli altri media appaiano “inadeguati” nel rispettare e garantire quei diritti, tra cui la libertà d’informazione del cittadino, che sono sempre più sentiti dall’opinione pubblica internazionale.
Laddove i mezzi d’informazione principali come TV e stampa falliscono la propria “mission” è sempre il Web lo strumento che copre, parzialmente o completamente a seconda dei casi, le mancanze degli altri media, arrivando a raccontare i fatti nella maniera più diretta e pluralista che si sia mai avuta.
Da tale riflessione nasce quindi una domanda: il Web è il prodotto creato dalla consapevolezza di una nuova coscienza civile (che pone sempre più spesso l’accento sul rispetto dei diritti universali dei popoli) o è invece esso stesso il soggetto che crea o contribuisce a creare questa coscienza?