Si tratta sicuramente di un’iniziativa interessante e innovativa quella che ha avuto per protagonista Barack Obama e alcuni utenti della Rete, che hanno potuto rivolgere alcune domande direttamente al loro presidente tramite il supporto di YouTube.
Il confronto si è svolto in una intervista-chat (definita così in maniera un po’ impropria) attivata sul canale politico CitizenTube e moderata dallo staff di Google. Una mezz’ora in cui Obama si è offerto di ascoltare e rispondere alle domande di alcuni cittadini arrivategli tramite video realizzati dagli stessi utenti, scelti e selezionati dallo stesso staff presidenziale.
L’evento in sé non è sicuramente epocale o rivoluzionario, dato che, alla fine, si è trattato di rispondere ad un insieme di domande filtrate tra le tante pervenute, ma ciò che va probabilmente sottolineato è l’idea e l’uso, questo sì assolutamente inedito, che un politico di questo livello ha fatto e continua a fare del Web.
Certamente si è sempre saputo che il modo di porsi di Obama nei confronti dei nuovi media era assai diverso da quello di molti altri politici, si era capito fin dalla campagna elettorale ovviamente, ma ciò nonostante stupisce un po’ il fatto che un presidente rinunci all’enorme potere dei media tradizionali per affidarsi spesso ai nuovi media, che sono decisamente più innovativi e diretti nell’instaurare un rapporto con i cittadini, ma restano pur sempre meno diffusi e fruiti di quanto lo siano stampa e televisione.
Secondo alcuni la scelta di Obama è dovuta al fatto di non possedere una certa presenza forte nei media tradizionali, per cui essere l’apripista della “politica 2.0” è più una necessità di imporre uno “status quo” dell’informazione (contribuendo a far crescere prestigio e autorevolezza dei nuovi media) piuttosto che una scelta orientata a distinguersi dal resto della classe politica americana, o forse, aggiungiamo noi, entrambe le cose.
Sta di fatto che, in un modo o nell’altro, risalta all’occhio la differenza di comunicazione tra la politica americana e quella italiana, facendo apparire quasi irrealizzabile un’esperienza come quella che trovate nel video in fondo al post se rapportata alla situazione nostrana, dove il Web viene visto come fucina di criminali da “incatenare” tramite leggi e provvedimenti censori più che come strumento per arrivare a parlare ad un pubblico giovane diversamente non raggiungibile, irrealizzabile in un paese dove il massimo dell’interazione, per un politico di qualunque schieramento, è rappresentato dall’apparire in un TG o in un talk show dove a parlare sono solo giornalisti e opinionisti.
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