Dal processo che vede sfidarsi in tribunale Google e Oracle in merito alla possibile violazione di proprietà intellettuale in ambito Android, spunta una immagine curiosa che non solo mette in mostra quello che avrebbe dovuto essere il primo Google Phone, ma mette in chiaro un marchio ben noto all’utenza italiana: TIM, Telecom Italia Mobile.
Correva l’anno 2006. L’apposizione del marchio sull’immagine era dovuta al fatto che Google intendeva proporre un nuovo tipo di business ai carrier, mentre la scelta nello specifico della TIM non è invece un qualcosa di esplicitamente motivato. L’immagine mostra un device con tastiera QWERTY ed un piccolo schermo sviluppato in orizzontale: un concept coraggioso per i tempi (in qualche modo ispirato alla realtà BlackBerry) quanto lontano da quel che la storia ha invece scritto: l’iPhone ha cancellato le tastiere fisiche, i display hanno iniziato a crescere con forza, lo spessore si è ridotto drasticamente e la realtà solo-testo dei featured phone si è persa dietro ad una rincorsa alla definizione, al colore ed alla multimedialità.
Quello di Google era un primo concept con il quale il gruppo allora guidato da Eric Schmidt intendeva muovere i propri primi passi nel mobile: mancava un anno circa all’esordio del primo iPhone (2007) e Schmidt, che ai tempi era anche nel board Apple, portava avanti un progetto meno ambizioso, ma sicuramente rivoluzionario. Quel che Google andava cercando era un patto con i carrier tale per cui si sarebbe dovuti arrivare ad un pacchetto dati senza limiti e ad un prezzo contenuto: così facendo Google avrebbe messo mano internet a milioni di utenti in breve tempo, ma il progetto non andò a buon fine.
Il documento emerso durante il processo con Oracle fa parte della bozza con cui Google portava al cospetto di T-Mobile la propria proposta. La realtà racconta invece la distribuzione del primo T-Mobile G1 a fine 2008, con tastiera a scomparsa e con costi di accesso al traffico dati ben differenti (25/35 dollari contro i 9.99 dollari suggeriti da Google).
Quel che rimane di allora è la curiosità di vedere il marchio TIM su di un telefono che ambiva a scrivere la storia, ma che in questa ambizione è stato superato dall’intraprendenza di Steve Jobs e dall’intuizione che ha reso Apple il gruppo che è oggi.