Erano altri tempi, era un’altra informatica, erano altri virus. A distanza di vent’anni, però, Brain.A rimane un’avanguardia che ha portato oggi alla manifestazione di una delle più gravi piaghe coinvolgenti il mondo informatico (67.2 miliardi di dollari di danno stimato – fonte FBI). Correvano gli anni ’80 e Brain.A fece la propria comparsa sui primi computer. Se il caso fu clamoroso, il virus non causò una vera e propria pandemia in quanto la trasmissibilità era veicolata solo dallo scambio di floppy disk e la cosa ne rallentò a sufficienza l’espansione.
Boot/Brain.A, così oggi denominato da F-Secure, occupava 512 byte e fu segnalato per la prima volta nel Gennaio 1986. Non sono certe le origini dell’autore e secondo alcune ipotesi il virus avrebbe potuto essere stato compilato a fine 1985 per poi propagarsi solo in seguito tramite il macchinoso sistema dello scambio di floppy disk.
La piaga inaugurata con Brain.A oggi sostiene per logica coesistenza un’industria antivirus da circa 4 miliardi di dollari (in costante crescita) e l’intero fenomeno si è evoluto da semplice pratica hobbystica a concreto impegno criminale volto ad attentare alla sicurezza dei sistemi meno protetti. Mikko Hypponen, responsabile F-Secure, vede in questa evoluzione la scintilla che ha portato i virus informatici ad essere quello che sono oggi, con la scena dominata dai vari “I love you”, Sasser, Netsky e Blaster.