Nel rapporto che il consulente Francesco Caio ha consegnato al Governo c’è molto del futuro della connettività in Italia. Il documento d’analisi è stato espressamente richiesto dal Governo per capire fino in fondo cosa occorra fare, quale direzione debbano prendere gli investimenti e, soprattutto, quale deve essere il rapporto tra le istituzioni e Telecom Italia. L’incumbent non ha fatto mistero in passato della volontà di tenere in qualche modo legata a sé la Rete, ma tale ipotesi è stata avversata degli esperti del settore per mesi perché si vede in questa scelta una pesante eredità del passato che va a frenare ancora una volta le opportunità per il futuro.
Nulla di ufficiale è al momento noto circa i contenuti del Rapporto Caio, tuttavia Radiocor ha indicato le prime informazioni sostanziali trapelate all’atto della consegna. Il rapporto è stato basato su una gamma di scelte che il Governo può intraprendere: in base al grado di ambizione adottato dalle istituzioni, i piani d’azione potranno essere differenti e con un differente investimento (in tempo e danaro) necessario. «Le opzioni sono poste sul medesimo piano, la scelta toccherà al Governo».
Secondo Radiocor, in particolare, le ipotesi delineate dal Rapporto sono tre:
- «Con la prima opzione si punta alla conquista della “leadership europea”. Per questo viene proposta la creazione di una azienda di rete che permetterebbe la copertura di cento città arrivando nel 50% delle case grazie ad un piano nazionale. Caratteristiche della rete: Ftth (fibre-to-the-home) point to point, integrata di fibre e rame. La prima opzione, che dunque include la possibilità di scorporare la rete fissa da Telecom, è motivata con la considerazione che, se non viene attivata una soluzione del genere, “il rischio e’ di accorgersi troppo tardi che l’infrastruttura non è sufficiente a fronteggiare la domanda”»;
- «La seconda opzione è “per stare al passo con l’Europa” come sistema Paese. Il focus è su una rete in fibra di nuova generazione che permetta la copertura del 25% delle case»;
- «La terza soluzione offerta da Caio, infine, è la flessibilità sul territorio con un investimento pubblico limitato e la copertura di 10-15 città. Lo strumento, nel terzo caso, sarebbe la nascita di reti locali in fibre tramite partnership con privati. Il rapporto è fondato su una corposa analisi di politica industriale e si pone il tema strategico di dove il Paese vuol essere tra 5-6 anni in termini di copertura e penetrazione della fibra per le comunicazioni»;
La prima opzione è evidentemente la migliore. Ciò nonostante, potrebbe non incontrare un giusto compromesso perché i tempi necessari per la messa in opera di un’operazione tanto ambiziosa produrrebbero ritardi letali per il sistema paese. Inoltre tale ipotesi prevederebbe lo scorporo della rete dall’incumbent, il che produrrebbe una serie di conseguenze di mercato e reazioni politiche che potrebbero determinare un mix esplosivo in un sistema come quello italiano ove politica, informazione ed economia giungono spesso al corto circuito. La terza opzione, per contro, non farebbe che acuire il digital divide esistente già ad oggi tra città e l’Italia di provincia, ove la copertura in molti centri ancora limita ad un impossibile 56k la velocità di accesso alla rete. La seconda opzione è una formula di compromesso, ma la limitazione al 25% delle abitazioni non sembra offrire qualcosa di sostanzialmente differente; potrebbe, tuttavia, essere un punto di partenza.
Il Governo dovrà ora mettere sul bilancino tutto ciò che concerne un piano simile: previsioni di spesa, misure per la concorrenzialità, indotto, occupazione e quant’altro. Ne scaturirà una scelta di assoluta importanza che, giocoforza, verrà immediatamente giudicata (con tutte le limitazioni del caso) in diretto confronto alle medesime valutazioni approntate in paesi quali USA e Regno Unito.