Eolas è un nome che ha segnato un pezzo della storia recente delle cronache della Rete. La piccola azienda, infatti, ha denunciato Microsoft per la prima volta nel 1999 portando il gruppo in tribunale per la violazione di un brevetto a lungo contestato. Microsoft ha tentato di modificare Internet Explorer per aggirare il problema, ma il tentativo è stato vano. Alla fine la vittoria è stata per la piccola start-up, ma unanime si è sollevato lo sdegno per il timore che stava prendendo corpo: i patent-troll, brevetti usati come armi per minacciare i grandi gruppi, minacciano dall’interno l’istituto della proprietà intellettuale come risorsa di tutela e finanziamento per ricerca ed innovazione.
La sentenza è scritta in funzione della legge e non dei timori, ed è così che Microsoft ha dovuto soccombere pagando una somma non meglio precisata a monte di una richiesta di oltre mezzo miliardo di dollari. Eolas ha ora deciso di intraprendere una nuova battaglia sfidando nomi quali Google, YouTube, Yahoo, Apple, Adobe, Playboy, eBay, Sun Microsystems, JPMorgan, Amazon ed altri ancora. Ventidue in tutto i gruppi denunciati con l’accusa di aver violato due brevetti relativi a vario titolo all’uso dell’embed di applicazioni.
«La proprietà intellettuale è il sangue dell’economia statunitense. […] Abbiamo sviluppato queste tecnologie oltre 15 anni fa e le abbiamo dimostrate ampiamente […]. Trarre profitto dall’innovazione altrui è fondamentalmente ingiusto. Tutto quel che vogliamo è ciò che è giusto»: così Michael Doyle, Presidente Eolas, ha spiegato l’azione del proprio gruppo.
I brevetti in questione sono il 5,838,906 ed il 7,599,985, il primo del quale già oggetto delle angherie contro Microsoft. Trattasi pertanto di un brevetto già a lungo esaminato, per due volte confermato ed ora scagliato contro 22 ulteriori gruppi. Mike McKool, legale Eolas per il caso in questione, rende palese la propria strategia fin da subito poiché sottolinea il fatto che il brevetto abbia avuto più e più conferme, il che dovrebbe rendere rapida e diretta la conclusione del caso.
Nessun commento giunge al momento dalle aziende coinvolte dalla denuncia, ma i precedenti impongono massima attenzione per un caso che, con tutta evidenza, assume un contorno del tutto particolare in conseguenza del passato dell’azienda denunciante. Un dettaglio ulteriore offre spessore alla vicenda: la denuncia è stata infatti presentata presso la Corte Distrettuale Eastern Texas, un riferimento particolarmente “fortunato” per le denunce di violazione di brevetto.