Una recente ricerca svolta da Sems, azienda che offre servizi di visibilità e posizionamento sul web, cerca di tirare le fila del search marketing in Italia.
La ricerca, presentata ai primi di dicembre al Convegno GT, è stata svolta con il supporto di Oto Research, su un campione di poco più di 200 professionisti del settore che svolgono attività SEO/SEM.
Nel search marketing si è incluso quindi sia il lavoro di posizionamento organico che le attività di pay per click/keyword advertising.
Chi lavora nel Search marketing segue un po’ tutti questi aspetti. Se l’85% di essi si occupa di attività seo “pura”, altrettanti seguono il discorso dei link sponsorizzati (questo almeno succedeva prima del recente abbassamento di Pagerank da parte di Google e relativa psicosi da compravendita di link sponsorizzati). Ma è interessante che una buona percentuale (55%) si dedica anche ad attività di link popularity.
Ma riflettendo un po’ sullo scenario del search marketing in Italia, si vede che le cifre in ballo sono basse. Nonostante gli investimenti pubblicitari su Internet siano in crescita del 43,5% (Iab Italia/Fcp-AssoInternet) quando si parla di promozione sui motori di ricerca le cifre sono contenute.
La metà delle aziende fa investimenti sotto i 25.000 ? l’anno. Il 35% delle aziende spende meno di 10.000 euro l’anno. Solo un 10% investe cifre oltre i 50.000 euro l’anno. Quelle che poi non hanno limiti di budget sono veramente una parte minima.
Queste spese si dividono quasi in maniera uguale fra keyword advertising e SEO, e una parte minore alla link popularity building.
Consola il fatto che quasi tutti, ben il 70%, hanno dichiarato di voler andare ad aumentare il budget il prossimo anno. E fra quelli che riescono a monitorare il ROI, si è compreso che il maggior investimento dovrà esser fatto sulle attività SEO, che generano un ROI più alto rispetto al Keyword advertising.