Tramonta definitivamente l’ipotesi di rendere il Sender ID uno standard Internet. Ted Hardie, dirigente della IETF (Internet Engineering Task Force), ha definitivamente dichiarata chiusa la discussione in corso perché il gruppo che si sarebbe dovuto occupare di ratificare lo standard «rimane diviso sui principi fondamentali» e non è «più in grado di raggiungere il suo obiettivo principale». Ancor più chiaro il commento di Yakov Shafranovich, responsabile dell’Anti-Spam Research Group della Internet Research Task Force: «in questa forma, il Sender ID è morto».
Il forte punto di scontro è quello emerso già nei contrasti dei giorni precedenti: Microsoft intende affidare parte del progetto ad una tutela basata sui brevetti. Sebbene Microsoft abbia dichiarato che l’utilizzo della tecnologia sarà gratuito e che se ne potrà visionare il codice sorgente, brevettare uno standard Internet precluderebbe la sua adozione in centinaia di prodotti open source, basati sulla licenza GPL. La licenza proposta da Microsoft infatti non permette la sub-licenza e ha bisogno di autorizzazioni per chi decide di rilasciare materiale open source contenente lo standard.
La porta si chiude, ma non completamente: dall’IRTF (Internet Research Task Force) si dice che «in questa forma» il progetto non può proseguire, e parallelamente dalla IETF viene dato il via libera a possibili sperimentazioni del Sender ID a livello industriale. Se il progetto Microsoft non può al momento divenire uno standard a tutti gli effetti, uno spiraglio per il dialogo sembra rimanere aperto (purchè da Redmond giungano i segnali di una maggiore disponibilità).
Meng Weng Wong, responsabile pobox.com ed autore dell’originale proposta del Sender ID, avanza ora un’ulteriore proposta: la “Unified SPF” (Sender Policy Framework) dovrebbe raccogliere tutte le osservazioni raccolte al momento in materia di Sender ID al fine di spianare la strada ad una nuova via in grado di portare alla soluzione del problema spam.