La crisi dei modelli mediatici introdotta dal Web e dalle pratiche più o meno lecite adottate spontaneamente dagli utenti è stata troppo spesso combattuta con cieco furore dai vecchi “attori monopolisti” della comunicazione.
Le case discografiche, le più acerrime nemiche dei vari sistemi di condivisione libera dei contenuti, che si sono evoluti dagli ambigui sistemi P2P di Napster ed eMule approdando fino ai trasparenti social network, stanno però cominciando a prendere in seria considerazione i social network e le opportunità economiche che aprono.
La strategia intrapresa dal social network musicale Imeem (www.imeem.com), da questo punto di vista, rappresenta una pietra miliare nella storia dei media. Grazie infatti ai patti commerciali stretti con ormai tutte le quattro maggiori major (Universal Music Group, EMI, Warner Music, e Sony-BMG), Imeem può trasmettere in streaming gratuitamente le versioni integrali di ben 5 milioni tra brani musicali, video e altri contributi multimediali.
L’accordo, che punta a raccogliere introiti pubblicitari all’interno del social network, è un primo importante passo che fa capire come anche le aziende che più si erano opposte ad alcuni dei fenomeni del Web 2.0 ormai abbiano capito come il miglior modo per affrontare la crisi non è combattere contro il modo in cui gli utenti stessi decidono di fruire dei media, ma di cavalcare l’onda e sfruttare le opportunità del nuovo mercato modificando i modelli di business esistenti. Tanto più che non c’è modo migliore per fare marketing “che funziona” nel campo della musica che diffondere l’utilizzo di social network come LastFM o Imeem.