Il "Three Strike Model" standard globale della lotta alla pirateria?

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Un articolo su TorrentFreak richiama alla possibilità che la regola dei “Three Strikes” sbarchi, prima o poi, anche negli USA. Sembra che non sia al momento all’ordine del giorno, ma che varie lobby stiano preparando il terreno per poterla un giorno imporre.

Per chi non lo ricordasse, stiamo parlando di una legge che prevede la disconnessione permanente da Internet di qualsiasi utente che pratichi filesharing illegale e che abbia disatteso tre inviti a smettere di infrangere la legge. Dato l’altissimo numero di pirati, s’intende che questi avvertimenti, così come la condanna, vengano attuati senza passare per le consuete vie legali: a chi infrange la proprietà intellettuale non sarà concesso neanche un giusto processo.

Questa legge, che nel dibattito europeo ha preso il nome di “dottrina Sarkozy“, è già praticamente attiva in Francia, Taiwan e Corea del Sud. In Inghilterra e in Svezia la discussione è apertissima e non sono pochi gli organismi che spingono per questo giro di vite. Anche in Italia, l’attuale governo sembra aver accarezzato l’idea di accontentare major musicali e aziende cinematografiche.

Se queste paure si rivelassero fondate, il rischio è che la regola dei Three Strikes diventi uno standard della lotta alla pirateria. E, dato che l’unico modo per attuarla è convincere i provider a monitorare le attività dei propri utenti, l’effetto sarà una globale violazione della privacy.

In questo blog abbiamo, però, parlato più e più volte dei metodi che un filesharer può attuare per non farsi monitorare: da programmi come OneSwarm a iMule, fino all’uso di reti private come IPREDator. Il mondo del P2P sembra, dunque, tecnologicamente in grado di trovare più vie di fuga al tracciamento dei dati. Possibile che gli esperti del copyright non se ne siano accorti?

Probabilmente la strategia che intendono attuare è diversa: se non è possibile mettere in scacco matto il P2P, è possibilissimo creare panico nella massa degli utenti medi. La gran parte delle persone che usa eMule, BitTorrent o Limewire non frequenta assiduamente forum specifici, né portali informativi. Quando si sarà sparsa la voce della sconfitta del P2P, molti abbandoneranno queste pratiche, terrorizzati dall’idea di essere disconnessi.

La battaglia quindi, se il ragionamento è esatto, si basa più sull’immaginario, sul virtuale, che non sull’efficacia pratica. Delle alternative criptate ai sistemi P2P classici non si deve parlare, perché sarebbe una pubblicità al nemico. In fondo, se è permessa una citazione colta, Foucault insegna che l’obiettivo in una società informata dal principio della sicurezza non è mai eliminare i reati, ma confinarli in spazi, luoghi e dimensioni accettabili. Se questo è vero, l’obiettivo delle major non è sconfiggere la pirateria, da cui a volte possono trarre vantaggio, ma avere le chiavi per poterne amministrare il fenomeno al meglio, rispetto ai propri interessi economici.

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