La rete fissa di Telecom Italia è in vendita, anzi no. News Corp. è interessata, anzi no. Le azioni di Telecom e Pirelli, intanto, salgono in borsa. Anzi no. La confusione regna sovrana ed il sovrapporsi delle voci sull’argomento denota un grande fermento che prende piede in questa stagione estiva ma potrebbe maturare ufficialmente solo in autunno quando tutto sarà ormai compiuto. Il rumor è ancora una volta lo stesso: Tronchetti Provera e Rupert Murdoch hanno qualcosa di cui discutere.
Telecom Italia è un’azienda pesantemente indebitata, ma con un asset fondamentale quale la rete fissa delle telecomunicazioni italiane. News Corp è una azienda in grande crescita, è guidata dal magnate mondiate delle comunicazioni ed ha forte interesse a consolidare la propria posizione nel nostro paese (ove è presente con la tv satellitare Sky Italia). A far da arbitro è il Governo nella persona del Ministro Paolo Gentiloni, il quale si trova nella difficile posizione di dover difendere la rete Telecom dalle grinfie dell’investitore straniero e nel contempo rischia di fare il gioco di Telecom Italia se lo Stato decidesse di intervenire.
Ed è proprio quest’ultima la voce circolata nelle ultime ore. Tutto parte da un articolo del Corriere della Sera secondo cui la Cassa Depositi e Prestiti (CDP, al 70% in mano al Tesoro) potrebbe decidere di investire in Telecom per far propria la rete: su un piatto della bilancia v’è il provvido intervento difensivo di una infrastruttura di imprescindibile importanza , dall’altra v’è lo spettro di un intervento statale che potrebbe avere lo scopo di risollevare le sorti di una azienda privata celando il tutto dietro a ragioni di natura politico-economica.
Difficile capire quale sia la reale chiave di lettura del contesto. News Corp come specchietto per le allodole utile solo ad incoraggiare un intervento statale in Telecom? News Corp come minaccia estera che può però salvare una situazione economica quantomeno precaria (Reuters indica 31.4 miliardi di euro di debito)? In questo contesto Paolo Gentiloni si sbilancia annunciando la volontà di difendere con forza la rete eventualmente posta in vendita ed intanto, tra valutazioni e scambi azionari, si inizia a configurare l’immenso potenziale di un possibile accordo Sky-Telecom in grado di sconquassare gli attuali (dis)equilibri comunicativi nazionali creando il famoso terzo polo che da più parti si è osteggiato per tanto tempo. I nomi dei protagonisti ed i numeri del progetto sono l’evidenza prima di ciò che bolle in pentola.