Niente più aggiornamenti in tempo reale su dibattiti e udienze diffusi tramite Twitter, Facebook e simili. A mettere al bando i social network è stato il Tribunale di Baltimora, che ha stabilito che saranno vietate da ora in avanti tutte le forme di interazione con il mondo esterno fatte tramite queste piattaforme di comunicazioni, con lo scopo di informare su quanto avviene dentro l’aula.
La motivazione alla base della decisione sta nell’equiparazione tra i social network e la presenza in aula delle telecamere delle emittenti TV, vietata per legge nello stato.
Per il giudice quindi, i social network sono in tutto e per tutto strumenti di informazione di massa e, pertanto, ciò basta a farli rientrare nel divieto di accesso ai media imposto per evitare improbabili spettacolarizzazioni della giustizia.
Di certo appare un po’ emblematica, pur essendo una decisione sicuramente motivata e forse anche condivisibile, la scelta di mettere al bando social network e siti di microblogging. Per alcuni questa è la conferma del ruolo, sempre più preponderante, che questi media stanno assumendo negli USA (in Europa ovviamente siamo ancora lontani da simili scenari) e che potrebbero assumere nel resto delle democrazie occidentali.
In fondo appare ovvio come, man mano essi si avvicinano a raggiungere volumi di pubblico simili e forse anche superiori, in certi casi, ai media tradizionali, nasca la necessità, da parte del potere, di circostanziarne in qualche modo la portata e il peso specifico. La speranza è che questa tendenza non si trasformi però in voglia di imporre un certo controllo che potrebbe causare la perdita dell’identità stessa alla base della nascita di questi strumenti di comunicazione.