L’industria legata all’IT continua ad avere un sensibile peso nei confronti dell’ambiente. Una eccessiva lentezza nel comprendere l’importanza delle tecnologie a minore impatto ambientale rende il comparto dell’IT ancora lontano da una produzione ecosostenibile, tesa a ridurre emissioni di agenti inquinanti nell’atmosfera e a risparmiare energia. Il quadro poco incoraggiante giunge da una recente ricerca realizzata dagli analisti di Gartner in collaborazione con il World Wide Fund for Nature, indagine tesa a verificare il livello di virtuosità in tema di ambiente delle principali società attive nel settore dell’Information Technology.
Gartner e WWF hanno invitato le principali 24 aziende a livello mondiale protagoniste dell’IT a partecipare a uno studio teso a verificare la presenza, e la qualità, delle soluzioni adottate per ridurre l’impatto sull’ambiente derivante dalle loro attività industriali. La ricerca ha tenuto conto di numerosi parametri quali le condizioni di partenza in cui operano le singole società, le quantità di anidride carbonica prodotte in fase di produzione, l’inquinamento derivante dalla consegna dei prodotti e i piani per migliorare la propria efficienza, specialmente in termini di conservazione dell’ambiente.
Stando ai risultati dello studio condotto da Gartner e WWF, società come Fujitsu, BT, IBM e HP si sono rivelate particolarmente virtuose in tutte le categorie esaminate dai ricercatori. Il loro buon risultato deriva dalla presenza di piani strutturati e molto efficienti per ridurre progressivamente il loro impatto sull’ambiente, già a partire dal breve e dal medio periodo. Le quattro società si sono dimostrate anche virtuose nei piani concepiti per la creazione di nuovi prodotti innovativi, in grado di diminuire i pericoli per l’ambiente e offrire ai consumatori soluzioni maggiormente vantaggiose.
Società come Lenovo, China Mobile e Verizon hanno, invece, fatto registrare risultati meno incoraggianti. Secondo Gartner e WWF, le tre compagnie non avrebbero al momento elaborato piani precisi e sufficientemente dettagliati per affrontare le sfide legate alla tecnologia verde. Medesima condizione anche per il colosso delle ricerche online Google, che non si è particolarmente distinto nelle politiche per l’ambiente nonostante le sue iniziative a favore della conservazione del Pianeta.
La mancanza di un obiettivo preciso per la riduzione dei gas serra (GHG) si è rivelato un elemento comune alla maggior parte delle società analizzate dalla ricerca. «Un obiettivo di massima sui GHG è uno dei requisiti di base per un programma sul cambiamento globale, e in sua assenza le organizzazioni dovrebbero essere molto scettiche sui progetti contro il cambiamento climatico da parte delle aziende» ha dichiarato Simon Mingay, vicepresidente del comparto ricerche di Gartner. L’assenza di piani precisi nella maggior parte delle società, dimostra secondo il WWF una sostanziale impreparazione sul delicato argomento e un pericoloso livello di immaturità da parte dei colossi dell’IT. «I vincitori in una economia a basse emissioni di anidride carbonica saranno coloro in grado di realizzare prodotti e servizi tali da sortire un effetto oggettivo e misurabile sulle emissioni di CO2» ha dichiarato Dennis Pamlin, invitando le società a vedere l’impegno verde come una opportunità e non un pericolo per il loro business.
Un invito importante, ma apparentemente ancora poco sentito da numerose società attive nell’IT, che hanno preferito non partecipare alla ricerca condotta da Gartner in collaborazione con il WWF. Assenze importanti, peraltro, tra cui spiccano nomi quali Accenture, Acer, AT&T, Deutsche Telekom, Microsoft ed Oracle.