Daniele Cerra ha scritto un interessante post sul videocurriculum, ovvero la tendenza che inizia a farsi lentamente strada che vede le persone protagoniste di un video nel quale si raccontano.
Si tratta di uno strumento certamente potente, soprattutto ora che solo pochissimi candidati ne hanno uno. In particolare in certi mercati, come quello ICT o della comunicazione, può addirittura essere determinante nella scelta della persona.
Daniele rileva giustamente che il videocurriculum rischia di “cristallizzare” una professionalità destinata (si spera) a mutare ed arricchirsi di nuove esperienze, di fatto rendendo “obsoleto” un videocurriculum certamente più difficile da aggiornare rispetto ad un profilo su LinkedIN.
Voglio però aggiungere anche un’altra riflessione, legata alla qualità dei videocurriculum. Quando si utilizzano strumenti nuovi bisogna farlo con l’approccio giusto e tecniche nuove. Riportare nei videocurriculum script, inquadrature, linguaggi e sonorità tipiche della TV di fatto finisce per produrre un cattivo risultato.
Il videocurriculum è, almeno in questa fase, qualcosa di informale e originale che accompagna il curriculum tradizionale. Deve quindi essere giovane, fresco, spumeggiante e, soprattutto, originale. Fare una sorta di sintesi di un colloquio tipo, inserendo qua e là le parole chiave che i responsabili risorse umane amano tanto sentirsi dire, rischia di trasformare il tutto in un divertente siparietto che mette in ridicolo il protagonista.
In questa fase ritengo quindi che al videocurriculum debbano avvicinarsi solo persone molto sicure di sé, disposte a mettersi in gioco e capaci di produrre delle creatività che trasmettano “quel qualcosa in più” che un tradizionale CV non è in grado di comunicare.