Ora che anche il Tim che non è baronetto, né che ha inventato il Web (così siamo sicuri di non creare equivoci) ha ammesso che il Web 2.0 è sostanzialmente un’attività di marketing rivolta a sostenere il business delle aziende dotcom, possiamo dormire sonni più tranquilli.
Fin qui siamo d’accordo; dove invece continuo ad avere forti perplessità è negli argomenti che lo stesso Tim (sempre quello che non ha inventato il Web) usa per spiegare che adesso è ora di abbandonare il Web 2.0 per dedicarsi al Web 3.0 e magari andare anche un po’ più avanti, verso il 4.0, il 5.0 e così via. È il classico metodo dell’alzare la voce e passare ad altri obiettivi, se si pensa che gli obiettivi di prima siano ormai passati di moda o che non facciano più notizia.
Per aver un quadro quasi completo delle varie ipotesi, tesi e idee sui termini Web 3.0 consiglio la lettura di un post di Christian Montoya.
E pensare che ricordo che quando partecipai al Bar Camp di Roma sul Web 2.0 venivo additato come l’alieno, che sceso sulla Terra, non credeva alla profezia del 2.0 e che voleva affossare i professionisti e le aziende del Web.