Con un ultimo emendamento approvato alla tarda ora di ieri la Commissione Bilancio ha spazzato via la delusione per il passo indietro compiuto la settimana scorsa sulla liberalizzazione del Wi-Fi. Le posizioni di deputati come Quintarelli, Palmieri, Meloni, le pressioni di Catricalà (viceministro già garante della concorrenza) e dei media hanno convinto il presidente Boccia a introdurre un emendamento last minute che spazzasse via quelli precedenti. Ora il Wi-Fi in Italia è libero per davvero.
Il nuovo testo toglie tutti gli obblighi per esercenti, negozi, ristoranti che offrono Wi-Fi pubblico. La liberalizzazione riguarda questo tipo di offerta, come previsto da sempre nel decreto che le camere convertiranno in legge, quando non costituisce l’attività commerciale prevalente. Al posto dei due famigerati commi dell’articolo 10, ora c’è una versione a comma unico:
1. L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite tecnologia WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, e successive modificazioni, e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni.
Conseguentemente:
a) sopprimere il comma 2
b) sostituire la rubrica con la seguente: Liberalizzazione dell’accesso ad internet tramite tecnologia WIFI e dell’allacciamento dei terminali di comunicazione alle interfacce della rete pubblica.
@Il_Commissario on. Boccia (relatore) dice che the cat is in the sac :-)))) #wifi
— Stefano Quintarelli (@quinta) July 22, 2013
Una nuova fase più europea
Grande soddisfazione di Stefano Quintarelli, deputato di Scelta civica che ha molto operato perché si arrivasse a una versione migliore del testo e si evitassero i pasticci di una cervellotica registrazione e identificazione di tutti gli utenti tramite IP, sottolineando anche la bontà dell’emendamento «che liberalizza l’allacciamento alla rete, non più esclusiva di installatori» e promettendo di tornare alla carica con altri emendamenti in Aula che sono stati respinti in commissione, anche se sulla conversione in legge del decreto del fare incombe un voto di fiducia che potrebbe sveltire l’iter a scapito del dibattito.
Come sarà il nuovo Wi-Fi pubblico italiano? Si potrebbe dire che somiglierà di più alla situazione europea. In molti paesi è caduta oppure non è mai esistita la registrazione obbligatoria, piuttosto vige una responsabilità parziale dell’erogatore del servizio rispetto a eventuali reati commessi dall’utente. In altri termini, l’Italia ha trovato un modello simile a quello nord-europeo, nel quale non si devono chiedere autorizzazioni di alcun tipo per fornire connettività né per utilizzarla, aprendo tuttavia la possibilità che in futuro qualche sentenza stabilisca – come successo in Germania e in Francia – che sia consigliabile per l’esercente mantenere un registro delle attività dei clienti, magari sfruttando la tecnologia più utilizzata nei Wi-Fi pubblici, quella che richiede una SIM, comunque sempre intestata a qualcuno.
Il Wi-Fi è liberalizzato, ma questo non significa che la navigazione resterà del tutto anonima. Significa che toccherà stabilire l’eventuale responsabilità di un utente e dell’esercente solo in presenza di un reato, e non prima.