Come sappiamo il WiMax italiano stenta a decollare. Moltissimi sono probabilmente i motivi di questo ritardo, tra cui sicuramente anche la pesante crisi economica, ma sicuramente c’è anche dell’altro.
Dal punto di vista tecnico molti analisti indicano come possibili colpevoli le frequenze d’utilizzo del WiMax che sarebbero troppo alte.
Ricordiamo che le licenze assegnate l’anno scorso permettono agli operatori di creare reti WiMax a 3,6Ghz. Dunque, quali sarebbero questi problemi legati alle frequenze che gli analisti giudicano troppo alte?
Il WiMax nasce per portare la banda larga nelle zone digital divise ma è stato concepito anche per un suo uso mobile ponendosi quasi in competizione con i collegamenti 3G degli operatori di telefonia cellulare.
Il problema è che per garantire una capillare copertura o almeno una copertura tale da permettere un uso del WiMax senza intoppi, con le frequenze a 3,6Ghz, è necessario installare molte antenne e tutte vicine tra loro.
Con frequenze così alte il segnale risente pesantemente degli ostacoli attenuandosi molto e rendendo problematico il collegamento in ambienti indoor non vicinissimi ai ripetitori.
Ecco spiegato in breve il timore degli analisti.
Un WiMax a 3,6Ghz per funzionare bene in ambienti indoor necessita di molti ripetitori, non parliamo di un utilizzo mobile laddove anche un solo palazzo potrebbe schermare totalmente il segnale.
Urge correre ai ripari e pensare ad un secondo step in cui il WiMax possa utilizzare frequenze più idonee.
A tal proposito in Europa e soprattutto in America è già in fase avanzata un’asta per l’assegnazione delle frequenze a 2,4/2,6Ghz che permetterebbero un migliore utilizzo delle tecnologie wireless come il WiMax.
Ma se il mondo si muove in Italia siamo come al solito fermi.
Il WiMax è in ritardo, sono stati spesi moltissimi soldi per le sue licenze e molti operatori non vogliono o non possono accollarsi ulteriori costi senza aver prima visto un minimo guadagno nel WiMax a 3,6Ghz.
Insomma un bel problema che rischia di farci rimanere come al solito molto indietro rispetto agli altri stati mondiali.