Sta facendo molto discutere in rete (e non solo) la recente uscita di Gart Freeman, CEO di Buzz Broadband, secondo cui il WiMax sarebbe un disastro incapace di soddisfare le esigenze dell’uso moderno della rete.
Buzz Broadband è un ISP australiano tra i primi a proporre su larga scala il WiMax, che da quelle parti è realtà consolidata da tempo, e fino a poco tempo fa lo stesso Freeman si diceva entusiasta della nuova tecnologia.
Alla WiMax Conference di Bangkok il CEO è però sbottato in una clamorosa marcia indietro, sostenendo che usare frequenze ad oltre 3 GHz rende davvero difficile penetrare nelle abitazioni dei clienti senza un’attenta pianificazione e studio del territorio.
Altri operatori in altri Paesi da tempo studiano infatti altre soluzioni, su frequenze più basse, capace di coprire lunghe distanze e penetrare tra i muri delle abitazioni dei clienti.
L’impressione generale che si ha di fronte a questa notizia è che, ancora una volta, una tecnologia che da noi è vista come fantascienza sia in realtà destinata a nascere vecchia. E’ infatti vero che l’uso attuale di internet, anche da parte dell’utente comune e non solo dallo “smanettone smaliziato”, prevede pesante impegno di banda e richiede buoni tempi di latenza.
Basti pensare a siti di video e photo sharing quali YouTube e Flickr, usati ormai da moltissimi utenti “normali”, che impegnano per molto tempo gran parte della banda disponibile per ogni utente. Se pensiamo invece ad applicazioni quali Skype ci viene subito in mente l’esigenza di avere buoni tempi di latenza, per comunicazioni fluide e senza fastidiosi ritardi.
Facile immaginare, all’attuale ritmo di crescita del settore e delle tecnologie, che in futuro sarà sempre peggio. Già oggi una ADSL base (640Kbps) risulta spesso lenta e impedisce qualsiasi uso contemporaneo di più applicazionio web.
Il grido d’allarme lanciato da uno dei migliori operatori WiMax al mondo è un segnale importante di cui si dovrà discutere ancora a lungo, per capire quale sia la strada migliore per offrire al pubblico la banda larga in mobilità.
UPDATE: Il CEO di Airspan, la società che ha venduto l’hardware WiMax a Buzz Broadband, ha affermato che la colpa del fallimento di questa tecnologia e dei tanti disservizi lamentati dai clienti dell’operatore, è tutta imputabile allo stesso ISP in quanto questo ha scelto soluzioni inadeguate per risparmiare denaro e non ha voluto servirsi di consulenze esterne, gestendo internamente tutta la fase di pianificazione e installazione delle antenne.
In altre parole la colpa non è della tecnologia WiMax, ma dell’errato modo in cui è stata implementata che ha causato tutti i difetti lamentati dal CEO di Buzz Broadband.