Una immagine diversa da tutte le altre, potente, capace di diventare il simbolo di una tragedia. I fotoreporter sono capaci di catturare questi momenti, è il loro mestiere. Ma quando l’immagine è uno scatto twittato in Rete, significa che appartiene a tutti? Un giudice americano ha dato ragione a Daniel Morel, autore di alcuni tweetpic sul terremoto di Haiti che vennero sfruttati da France Press e il Washington Post (e non solo loro): pubblicarli senza consenso è illegale.
La decisione (PDF) del giudice Alison J. Nathan di riconoscere il danno e avviare il processo del professionista contro questi editori è certamente destinata a cambiare la prassi – ormai comune – di considerare le immagini postate su Twitter come libere da copyright. Una tesi sostenuta da alcuni, ma che ha trovato la contrarietà della legge americana.
Partendo dai termini di servizio di Twitter, il giudice ha rilevato che non c’è scritto da nessuna parte che la cessione a Twitter per la pubblicazione delle immagini riguardi anche un’agenzia di stampa. Infatti la licenza è mondiale, ma non è esclusiva e tantomeno concessa a terzi. La sub-licenza, che è un’altra cosa, passerebbe comunque dalla società californiana, non da una banale cattura di un’immagine postata sul social network.
L’AFP (Getty Images, anch’essa parte del contenzioso, per ora è stralciata da questo processo) aveva spiegato al giudice in una prima querela (presentata nel 2010 per dimostrare che Morel si sbagliava) di aver utilizzato quelle immagini senza accedere direttamente all’account del fotografo bensì da un altro. La serie di passaggi è stata decisamente bizzarra: Morel aveva postato su TwitPic le immagini spiegando che erano in vendita; un dominicano, Lisandro Suero, le ha copiate e vendute alla AFP, che a sua volta ha passato a France Press e da qui sono finite in tutti i giornali del mondo, regolarmente acquistate a loro insaputa. Peccato però che nel frattempo Morel aveva venduto l’esclusiva a Corbis.
Quando su siti web e giornali a stampa sono apparse immagini con il copyright Daniel Morel/AFP/Getty Images, ovvero la concorrenza, è scattata l’indagine che ha portato alle proteste del fotografo. Il quale ora chiede milioni di dollari di danni nel processo che vedrà lui come parte lesa. Ma si profila un accordo: se la AFP riuscirà a far considerare la sottrazione delle immagini non una alla volta ma nel loro complesso, il danno sarà al massimo di due o trecento mila dollari.
Il caso è molto interessante, perché è il primo nel quale si arriverà a discutere in un’aula sull’utilizzo commerciale di parti terze di contenuti postati istantaneamente su Twitter. Ma il tema è caldo su tutti i social: basti pensare al polverone sollevato su Instagram quando parve che si fosse provato a legalizzare questa pratica.
E Twitter? La sua dichiarazione alla notizia è laconica e lapalissiana:
Come da sempre nella nostra politica, gli utenti di Twitter sono gli unici possessori delle loro foto.