Questa storia inizia con due volti, due personaggi che rischiamo di perdere. A meno che non ci si inventi per loro un nome nuovo, una veste nuova, un ruolo nuovo:
Il primo è il signor PC, quello goffo e impacciato che in qualche parodia si prendeva sporadiche rivincite. Il secondo è il signor Mac, quello “smart” e brillante che sembrava divertirsi a mettere in difficoltà il suo amico d’avventure. Come Tom e Jerry, alle prese con un eterno inseguimento, protagonisti di sketch che hanno fatto divertire, che hanno dato una impronta di marketing precisa, ma che ora rischiano di segnare il loro tempo. Perché nell’era del post-pc sembra essere in atto una ridefinizione ben più profonda del computing per essere limitata al solo recinto Microsoft.
L’annuncio di Surface ha reso ancor più evidente un processo in atto da tempo. Con Windows 8, infatti, il gruppo non ha fatto altro che accelerare un processo di convergenza che poco alla volta libererà le postazioni desktop ed arricchirà l’esperienza mobile, fino ad arrivare ad una convergenza che ad oggi vediamo delineata tra iOS e Mac OS così come tra Android e Chrome OS. Gli ambienti separati sono ambienti deboli: la convergenza è una necessità ineludibile e la scelta di un Windows 8 ubiquo è la lettura che il gruppo di Redmond ha dato alla situazione.
Surface ha dato compimento a questo percorso. Come definirlo? “Tablet” sarebbe riduttivo, “Laptop” sarebbe fuorviante, “PC” sarebbe sbagliato, “Ultrabook” sarebbe confusionario. Ed è così che ci si limita a chiamarlo con il suo nome proprio, quasi nell’incapacità di ascriverne le peculiarità ad una qualsivoglia categoria.
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In questo quadro, il personal computer per come lo si è tradizionalmente inteso potrebbe venire poco alla volta a mancare: la postazione desktop diventerà poco alla volta una estensione locale di quella che è una più generale esperienza di computing multi-schermo e multi-device, senza soluzioni di continuità.
La prossima volta che vedremo Mac e PC parlarsi, insomma, o non si diranno più nulla, oppure avranno cambiato battuta: “I’m a Surface” e “I’m an iPad“. Perchè è in questi due nuovi rami che è destinata a dividersi la passione dei fans.
La vecchia dicotomia viene a mancare, a meno che non si estendano le vecchie definizioni fino ad annoverare anche le nuove realtà. Parlare di PC, però, entro breve potrebbe apparire vetusto così come parlare di Mac potrebbe apparire arcaico. A mano a mano che la convergenza porterà nuova pressione sul mondo del computing, infatti, insorgeranno nuove esperienze e nuovi device, nuove forme di fruizione dei contenuti e nuovi percorsi di innovazione. Gli occhiali di Google sono soltanto una delle suggestioni in auge, forse la meno concreta: gli smartphone sono l’espressione più limpida di quanto incalzante sia oggi la corsa alla novità ed alle performance.
A distanza di anni il duopolio è diventato un oligopolio (la presenza di Google è pari a quella di un terzo incomodo), ma sui tablet il rischio è quello di tornare indietro nel tempo. Quando il signor Mac era un orgoglioso Steve Jobs. E quando il signor PC era un ambizioso Bill Gates. Entrambi, per motivi differenti, oggi fuori dalle scene.
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