Delle volte ci si arrovella, si cerca la soluzione geniale in un campo come quello dell’hardware dei PC. Si prova a farlo più veloce, a farlo più performante, gli si da più memoria… e invece, poi si scopre che la soluzione era più semplice di quanto si credesse… “bastava un po’ di colore”.
Questa in estrema sintesi è la storia della nascita del “nuovo” in campo informatico, e cioè dell’iMac. Ma andiamo ad analizzare meglio cosa successe alla fine degli anni ’90, quando Steve Jobs, unitamente a Jonathan Ive, diedero inizio alla rinascita della Apple.
Prima, però, facciamo un passettino indietro a scopo riepilogativo. Siamo nel 1984, quando la Apple lancia Macintosh I, progettato dalla tedesca Frogdesign a seguito di quello che all’epoca fu il primo contratto da un milione di dollari per una società di design nella Silicon Valley.
Subito rinominato Mac, il piccolo di casa Apple inizialmente vendette bene, anche se quasi subito gli utenti lo trovarono limitante. Oltre questo, alla fine dell’anno successivo, Jobs venne allontanato dalla fabbrica che lui stesso aveva messo in piedi.
Insomma, se gli anni ’80 erano stati un buon periodo, con gli anni ’90 le cose cambiarono, anche grazie alla scesa in campo di un ampio parco PC economici e dotati di Windows 3.0 a fare concorrenza. Oramai Apple si trovava relegata in un mercato di nicchia per i professionisti, che avevano apprezzato la superiorità dei software soprattutto in campo grafico.
E questa era la Apple trovata nel 1996 da un rientrante Steve Jobs, il quale decise di rimboccarsi subito le maniche (nel ’97 la quota di mercato era al 3%) e rinnovare l’azienda dando il via al progetto iMac, assistito sul versante design da Jonathan Ive, già facente parte nel ’91 del gruppo di sviluppo del PowerBook. Ed è proprio il design a dare quella personalità aggiuntiva all’iMac.
Nato sulla scia del Macintosh I, nel ’98 le sue linee morbide, il corpo unico, la plastica traslucida e i suoi colori (nella prima versione disponibile solo in “Bondi Blue” e successivamente in 5 colori differenti), uniti alla semplicità d’uso, lo portano a vendere ben 150.000 unità nella prima settimana di lancio, complice una campagna pubblicitaria ben fatta.
Inizia qui la filosofia di Apple di dedicare spazio allo sviluppo del design di prodotto, almeno tanto quanto ne avrebbe dedicato allo sviluppo tecnologico. E col senno di poi, la strategia è stata sicuramente quella giusta. Pensate che iMac è stato anche il primo computer ad influenzare il design di prodotti esterni all’informatica.