Apple di nuovo al centro delle polemiche per l’annosa questione dei messaggi non recapitati ad ex utenti iPhone, il tutto a causa di iMessage. Dopo la pubblicazione dello strumento di cancellazione, arriva la conferma dell’imminente processo: la giustizia statunitense ha confermato l’ammissibilità della contestazione avanzata nei confronti del colosso californiano.
La questione è ormai ben nota: alcuni utenti passati da iPhone a un concorrente, come uno smartphone Android o Windows Phone, si sono trovati impossibilitati a ricevere comuni SMS dai vecchi contatti iOS. Questo perché, nonostante il cambio di dispositivo, iMessage continua a mantenere il numero di telefono in archivio: così, quando l’utente vuole avviare una conversazione, i messaggi saranno automaticamente dirottati sul servizio Apple anziché sulle normali vie SMS. Un paio di giorni fa la società di Cupertino ha rilasciato un tool online per permettere agli utenti di cancellarsi definitivamente dal servizio, ma questo non escluderà un imminente processo.
Nella giornata di ieri, il giudice Lucy Koh ha confermato l’ammissibilità della causa, sulla base delle richieste dell’ex cliente Apple Adrianne Moore. La consumatrice, passata da iPhone 4 a un Samsung Galaxy S5, non ha più ricevuto messaggi dai contatti rimasti a iOS, il tutto tramite la rete Verizon Wireless. L’accusa chiede ora che venga aperta una class action e un risarcimento non ancora specificato dal gruppo di Cupertino.
Stando a quanto riportato da Reuters, Apple avrebbe sottolineato come non esista una legge relativa a un prodotto che «semplicemente non funziona come il cliente creda debba funzionare», sottolineando di non aver mai specificato il fatto che iPhone e iMessage siano in grado di riconoscere lo switch ad altri prodotti. La giustizia ha però riconosciuto valida l’ammissibilità dell’accusa, che verrà ora vagliata nel relativo processo. È ancora prematuro, tuttavia, ipotizzarne gli esiti. Allo stesso modo, non è ancora dato sapere il destino di un’eventuale class action, così come la possibile moltiplicazione di casi analoghi oltre ai confini degli Stati Uniti.