L'immagine della materia divorata da un buco nero

Una straordinaria immagine realizzata dallo strumento Gravity dell’Eso in cui si vede un vortice di gas che entra in un buco nero.
L'immagine della materia divorata da un buco nero
Una straordinaria immagine realizzata dallo strumento Gravity dell’Eso in cui si vede un vortice di gas che entra in un buco nero.

Un primo piano senza precedenti della materia divorata da un buco nero. Un gigantesco ammasso che si troverebbe al centro della Via Lattea. La spettacolare immagine è stata realizzata dallo strumento Gravity del Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso). Quello che si vede non è il buco nero in sé, ma ammassi di gas che girano vorticosamente a una velocità del 30% rispetto a quella della luce.

Il gas pare precipitare verso un vero e proprio punto di non ritorno. Il buco nero al centro della Via Lattea non è di certo piccolo: gli scienziati pensano che la sua grandezza corrisponda a quattro milioni di volte rispetto al Sole, una massa che ne fa un vero e proprio mostro cosmico. Cosa accade dopo “il pasto” non è dato sapere: la scienza non è ancora arrivata a spiegare cosa si nasconde nei buchi neri.

I brillamenti che si vedono in foto sono quelli del gas incandescente che precipita all’interno del buco nero. Per mettere insieme questa particolare immagine gli autori hanno usato 4 telescopi Vit congiuntamente. In questo modo sono riusciti ad ottenere un’istantanea estremamente dettagliata, scattata come se fosse stato usato un unico e gigantesco telescopio da 130 metri di diametro.

I buchi neri destano ancora grande fascino, inquietudine e mistero nell’universo in continua espansione. Riescono ad attrarre, a causa della loro enorme forza gravitazionale, qualsiasi cosa si avvicini, anche la luce non ha scampo. Questa immagine sarebbe un’ulteriore conferma della presenza di un buco nero supermassiccio, Sagittarius A*, al centro della nostra galassia, ha detto uno dei coordinatori dello studio, Reinhard Genzel dell’Eso. Un risultato possibile grazie alla straordinaria sensibilità dello strumento Gravity, con cui si è riusciti ad immortalare la materia in orbita attorno al buco nero.

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