Il politico Enrico Letta, ma non solo. Sono in molti a criticare l’immagine dell’app Immuni sui social. Come è possibile notare in apertura dell’articolo o nei tweet riportati in basso, vengono raffigurati un uomo al computer e una donna col bambino. Secondo i tantissimi utenti che si sono riversati sulla piattaforma dell’uccellino, le istituzioni non dovrebbero alimentare stereotipi sulle donne fuori dal tempo.
C’è chi l’ha definita “sessista” e chi ritiene sarebbe il momento per il gentil sesso di protestare, perché la differenza di genere non dovrebbe più essere alimentata nella società odierna, specie da una realtà nazionale come quella di Immuni.
La #donna col bambino e l’ #uomo col computer. L’immagine dell’ #ImmuniApp. Non credo ci sia da aggiungere nessun commento. Purtroppo. 😞
— Enrico Letta (@EnricoLetta) June 2, 2020
https://twitter.com/mugwortmist/status/1268087225759268865
Se non capisci perché questa immagine stereotipata di #ImmuniApp sia offensiva, sei parte del problema.#Immuni pic.twitter.com/wIKQGzGkRr
— LaMu_ (@S_Mugg_) June 3, 2020
Rallentiamo insieme l'epidemia. D'accordissimo. Fermiamo però il ritorno indietro di secoli, anche. Immagini scelte per #ImmuniApp (lei culla il bebè, lui al PC) vanno cambiate. Le istituzioni non alimentino stereotipi sulle donne fuori dalla storia e dal tempo. pic.twitter.com/nrmRGe9HEy
— Chiara Gribaudo (@chiaragribaudo) June 3, 2020
Togliete l’immagine della donna che tiene il pupo in braccio mentre l’uomo smanetta col pc
e nessuno si farà del male. #ImmuniApp— giuliaselvaggi (@giuliaselvaggi2) June 3, 2020
Lo schifo dell' #ImmuniApp
Lui al computer
Lei allatta
Dobbiamo protestare. Ma sul serio. Perché cose così sono davvero inaccettabili.
Mi appello al mega-comitato di sole donne che ancora non ho capito cosa sta facendo. Beh, questa è la prima cosa di cui dovrebbero occuparsi. pic.twitter.com/ESIRFnT5Iz— Barcalinga (@LaElenaSacco) June 2, 2020
https://twitter.com/AnnaLeonardi1/status/1268095028829839360
L’app per il contact tracing è stata scaricata già oltre mezzo milione di volte e si spera che il numero aumenti considerevolmente nei prossimi giorni (si stima che, per avere effetto sulla lotta al coronavirus, almeno il 70% degli italiani dovrebbero istallarla sul proprio smartphone). Immuni è disponibile da un paio di giorni, ma tantissimi italiani sembrerebbero contrariati all’idea di scaricarla per paura di una violazione della privacy – senza considerare che molte altre app di utilizzo quotidiano potrebbero violarla ben più di quella scelta dal governo. La ministra per l’Innovazione Paola Pisano ha infatti ribadito che l’app “è stata sviluppata nel pieno rispetto della privacy”.
Secondo la ministra, comunque, “i cittadini avrebbero capito l’importanza e l’utilità del servizio”. L’Italia è uno dei primi Paesi al mondo, nonché il primo tra i grandi Paesi dell’Unione Europea, a utilizzare una tecnologia simile. Nel giro di ventiquattr’ore, i download di Immuni erano già oltre 100mila.
Val la pena sottolineare che al momento l’app non è ancora funzionante, sarà infatti testata solo a partire dall’8 giugno e soltanto in quattro regioni italiane, ovvero Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia. Successivamente sarà resa operativa su scala nazionale.