Chi pensa che per salire a bordo di una self-driving car non siano necessarie abilità, si sbaglia di grosso. Per mettersi al volante di una delle Lexus a guida autonoma della flotta di Google, pur senza doverne controllare attivamente i comandi, è prima necessario affrontare un periodo pari a quattro settimane di addestramento. La durata del corso è persino maggiore per i prototipi che a bordo non equipaggiano nemmeno il volante (quelli raffigurati nell’immagine di apertura), ma solo un grande pulsante rosso che ferma immediatamente il veicolo in caso di emergenza.
Il report pubblicato oggi da Medium svela anche alcuni dettagli interessanti sulle modalità attuate da bigG per assumere i conducenti da impiegare a bordo dei veicoli self-driving. Innanzitutto, ai candidati non viene svelato di quale impiego si tratta fino a dopo l’assunzione. In sede di colloquio vengono poste domande generiche come “Ti piacciono le automobili?", “Ti piace la tecnologia?", “Vorresti guidare per tutto il giorno, tutti i giorni?". Uno dei diretti interessati dichiara di aver pensato inizialmente ad un posto vacante nel team al lavoro su Street View. Per quanto riguarda i requisiti, è essenziale la capacità di gestire le situazioni di emergenza e di prevedere cosa accadrà in ogni momento, mantenendo dunque sempre alto il livello di attenzione.
Nella test facility allestita da Google per mettere alla prova le vetture, inoltre, c’è posto per personale impiegato in qualità di pedoni e ciclisti. A loro spetta il compito di simulare il comportamento di chi occupa la strada. Un altro dettaglio curioso è quello relativo al fatto che durante l’addestramento i “non piloti" vengono istruiti a dribblare l’interesse di quanti attirati dall’aspetto delle self-driving car durante i test su strada pubblica. Tutti retroscena di un mondo, quello della guida autonoma, che in questa fase di perfezionamento della tecnologia non può ancora fare a meno del fattore umano.