«Il Governo apre all’uso del codice informatico a sorgente aperta, open source, nella Pubblica Amministrazione ma, contestualmente, dispone che le scelte di soluzioni e di servizi siano effettuate solo sulla base di un’attenta analisi del rapporto tra costi e benefici». Questo si legge nel documento preparato dal Ministero dell’Innovazione Tecnologica a conclusione dell’indagine sul bilancio costi/benefici nell’utilizzo di tecnologia open source.
In parole povere il Governo riconosce l’open source come possibile alternativa, ma mette le mani avanti disponendo come solo una attenta valutazione dei singoli casi possa aprire agli effetti ad una scelta di questo tipo. Il ragionamento è semplice: visto che il 61% dei costi in materia di software per l’anno 2001 sono andati in sviluppo e manutenzione di software creato ad hoc per le singole amministrazioni, il Governo è disposto ad accettare soluzioni che possano risultare vantaggiose in questo ambito.
Nel breve periodo è presumibile come poco o nulla cambi in quanto ogni cambiamento implica costi sempre maggiori dei benefici. Nel lungo periodo però il riconoscimento risulterà determinante in quanto decisivo sulle valutazioni programmatiche di investimento. Il ministro Stanca chiude il suo intervento parlando esplicitamente di Linux e Apache a proposito della struttura tecnologica su cui è stato eretto il sito italia.gov.it.