Pare che qualche ora fa (le 11.30 del Cairo) alcuni provider siano tornati a lavorare, quindi Internet è di nuovo disponibile dopo una settimana di black out senza precedenti nella storia dell’Egitto.
La gigantesca manifestazione di ieri, con due milioni di persone, per chiedere le dimissioni del presidente Mubarack, era solo l’ultima di una serie di manifestazioni pubbliche che hanno mostrato assoluta indifferenza verso il coprifuoco e che di giorno in giorno ha visto anche la sostanziale neutralità dei militari. Fatti che devono aver convinto il potere politico a cedere.
Troppe le persone che volevano comunicare con i parenti in tutto il mondo, troppe (forse) anche le pressioni internazionali. Così come è senza dubbio un imbarazzo per il governo, ormai in bilico, l’impegno di Google e Twitter nel trovare soluzioni creative che hanno permesso di aggirare i blocchi.
La notizia è arrivata tramite Hassan Kabbani, amministratore delegato del provider MobiNil, che ha confermato il ripristino di Internet: tutto sta tornando alla (quasi) normalità e, ad esempio, già in questo momento funziona la chat di Facebook.
È probabile che questo ripristino possa essere un primo passo verso il ritorno alla stabilità invocato da militari e governo prima delle elezioni in autunno. Ma le opposizioni hanno già dichiarato che Mubarack deve dimettersi e lasciare il paese entro venerdì.
Il movimento giovanile “6 aprile“, promotore della rivolta che ha scatenato questa rivoluzione di piazza, era nato proprio sui social network. Nel paese di Faraoni, infatti, si è assistito in questi ultimi tempi alla più alta penetrazione dei social media di tutto il continente africano, arrivata al 21 per cento.
Dalla rigida censura verso questi mezzi era partita la controffensiva del governo, e da lì, probabilmente, inizia il suo definitivo ritiro.