La Polizia Postale italiana ha diffuso i dati più recenti sullo stato di salute dell’utenza della Rete del nostro paese e le notizie non sono rosee. Il 23% dei computer italiani è infatti ritenuto infetto. Una media decisamente grave che ci pone come il terzo paese più colpito in Europa e il decimo in tutto il pianeta.
È in occasione della Settimana Nazionale Della Sicurezza che arrivano tutti i dati più aggiornati riguardo la penetrazione di minacce informatiche per l’Internet italiano. L’iniziativa è tesa a creare consapevolezza dei pericoli e dei rimedi al contagio, poichè ogni utente è responsabile della situazione generale in quanto gran parte del malware una volta infettato un computer usa lo stesso per propagarsi e moltiplicarsi.
La media italiana di un PC infetto su quattro non è comunque molto distante da quella statunitense, dove almeno 60 milioni di computer sono colpiti dalla piaga della criminalità informatica. E sia negli Stati Uniti sia da noi in Italia l’autorità continua a ripetere come i rischi siano i medesimi sia per l’utenza domestica che per quella professionale. In particolare, il direttore della divisione investigativa della Polizia Postale Maurizio Masciopinto ha spiegato al Giornale che: «le imprese grandi hanno affrontato il problema nel modo giusto ma quelle piccole si affidano spesso a consulenti e pseudoesperti che non sono tali, così finisce che i loro server siano usati come teste di ponte per attacchi informatici».
Sarà allora compito delle strutture e dei servizi messi in piedi per la settimana della sicurezza occuparsi della responsabilizzazione dell’utenza, a tal proposito è stato predisposto un videoblog che affronterà ogni giorno un argomento diverso e un sito d’approfondimento per la formazione individuale. «Sono 10 milioni i cittadini che hanno scelto di fare operazioni e pagamenti bancari online» spiega a VisionPost Romano Stasi, Responsabile della segreteria tecnica Abi Lab: «è dunque importante lavorare per creare un circuito virtuoso di informazione e formazione in modo che il dato dei clienti cui vengono sottratti dati personali (lo 0,03%) diminuisca ancora di più».