Il rapporto della polizia comunicato dalle agenzie: «nei giorni scorsi sul motore di ricerca Internet ‘Google Italia’ sono apparsi due filmati riguardanti un motociclista che, dopo aver collocato una piccola telecamera vicino al cruscotto di un potente motociclo, percorreva a velocità elevatissima il tratto Vignole-Bolzaneto e Bolzaneto-Serravalle sull’autostrada A/7, compiendo anche spericolate manovre». Per la prima volta Google Video sostituisce l’autovelox e sarà interessante capire come l’originalità della situazione troverà rispondenza nelle maglie legali di una giurisprudenza tradizionalmente non troppo dinamica nell’accogliere le novità tecnologiche.
Dal filmato si è riconosciuta la tratta dell’autostrada e si vedeva la velocità segnata sul contachilometri. Non solo: un riflesso ha permesso di avere dati più precisi sul pilota, mentre le immagini offrivano dettagli circa giubbino e moto (Honda Cbr 1000) adoperati. Partendo dai dati lasciati sul server al momento dell’upload del filmato, la polizia è così risalita a Christian Perasso, 24 anni, contro il quale ci sono ora vari indizi di colpevolezza nonostante l’uomo ammetta al momento solo l’upload e non le peripezie motociclistiche. «L’uomo, aggiunge la polizia, ha precedenti per competizioni sportive abusive su strada e lavora come casellante stagionale sull’Autostrada A7».
Il caso giunge a pochi giorni dalle tristi vicende della scuola torinese ed i media sembrano aver così dovuto far forzatamente i conti con l’importante emergere dei nuovi canali di condivisione video. YouTube e Google Video in primis stanno cavalcando il tutto, ma sono soprattutto gli eventi di cronaca a portare il nuovo trend sullo schermo televisivo e sui giornali. I video nel mirino nel caso specifico risultano essere stati eliminati dall’archivio Google probabilmente per evitare gli effetti collaterali della curiosità e dell’emulazione.
Un aspetto sembra emergere con forza negli ultimi giorni: Internet non è un mondo a se stante ed anche i video immessi sul web determinano una serie di responsabilità. Da una parte v’è il merito dello strumento, che ha reso possibile l’emergere di situazioni che ora la magistratura avrà la possibilità di giudicare a dovere; dall’altra v’è il riconoscimento di un limite che non tutti avevano considerato probabilmente come ovvio: la realtà digitale è parte integrante della realtà di tutti i giorni ed un video immesso online, tutt’altro che anonimo, può essere ad ogni effetto un indizio utile per portare alla luce fatti di dubbia leicità. L’enorme successo dei video online ha se non altro raggiunto un primo importante stadio di maturazione: la consapevolezza.