In più di 1.000 contro IBM e le sue scorie

90 soggetti querelanti rappresentati più di un migliaio di persone di due paesini vicino New York, dove sorgevano fabbriche IBM dal 1924, hanno fatto causa all'azienda per gli effetti delle scorie che ha rilasciato per decenni nel sottosuolo e nell'acqua
In più di 1.000 contro IBM e le sue scorie
90 soggetti querelanti rappresentati più di un migliaio di persone di due paesini vicino New York, dove sorgevano fabbriche IBM dal 1924, hanno fatto causa all'azienda per gli effetti delle scorie che ha rilasciato per decenni nel sottosuolo e nell'acqua

Grossi guai per la IBM accusata di aver causato gravi danni all’ambiente e alle persone con le emissioni delle proprie industrie dal 1924 ad oggi. Una serie di cause sono state infatti intentate contro lo storico marchio dell’informatica con accuse dalle quali non sarà facile difendersi.

Il luogo in questione è il villaggio di Endicott (e quello di Union) vicino New York dove appunto l’azienda aprì la prima fabbrica nel 1924, e proprio alla contea di New York si è rivolto il gruppo di studi legali che rappresentano i circa 90 querelanti per un totale di 1,000 persone, per accusare la IBM delle centinaia di migliaia di chili di scorie chimiche tossiche (tricloroetilene) che, smaltite nel sottosuolo, nell’acqua e nell’aria si stanno ora vaporizzando e penetrando nelle case e negli edifici delle cittadine circostanti.

I problemi di salute che i querelanti adducono a tali scorie sono difetti al cuore congeniti nei nuovi nati e cancro al rene negli adulti, soprattutto perchè da un recente studio è stato dimostrato come le due malattie in questione ricorrano più spesso nei due paesini che nel resto della nazione. Ma oltre alla salute il risarcimento è chiesto anche per la perdita di valore delle proprietà e la perdita di possibilità di business.

IBM, che ha venduto l’impianto di Endicott nel 2002, non ha ovviamente intenzione di stare con le mani in mano e anzi vuole difendersi come può. Un portavoce dell’azienda ha infatti dichiarato a eWeek che la causa «non ha basi scientifiche o legali e noi ci difenderemo al massimo delle possiblità».

Le negoziazioni preliminari comunque sono in corso dal 2004 e le parti in causa non sono state capaci di trovare un punto di incontro tra i 100 milioni di dollari di risarcimento chiesti dai cittadini e i 3 milioni proposti dall’azienda.

A vantaggio di Big Blue c’è il fatto che già ha vinto almeno un centinaio di cause simili, ultima quella del 2003, intentatagli da due impiegati che si sono ammalati di cancro dopo aver lavorato nel settore chimico di una fabbrica di San Jose.

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