Due acceleratori tra i migliori dieci del mondo sono italiani. La classifica stilata da UBI (University Associated Business Incubators) premia H-Farm e Nuvolab e porta una bella notizia per l’ecosistema startup del Belpaese. I suoi fondatori, Riccardo Donadon e Francesco Inguscio, sono testa di ponte di un sistema che oggi può dirsi di livello mondiale.
Nel ranking di Ubi, l’incubatore trevigiano è al secondo posto battuto soltanto dallo Youngstown Business Incubator, esempio americano di incubatore in partnership con le università. Il rapporto, anche non pienamente formale, con le strutture di ricerca e il mondo accademico è tra i parametri più importanti di questo indice che ha premiato anche, con un decimo posto, Nuvolab. Due realtà molto diverse: una fortemente strutturata, l’altra virtuale. Una legata anche al territorio e impegnata nella coltivazione dei talenti, in particolare nel digitale, l’altra più orientata alla scalabilità di quelle già premiate dal mercato e con un range anche industriale. In entrambi i casi, però, le relazioni originali con la Cà Foscari, la Cattolica e il Sant’Anna di Pisa hanno convinto la commissione giudicante dell’ente di ricerca svedese.
Ecco il ringraziamento del nostro co-founder @SWITTERmrossi a @ubiindex: http://t.co/VrBRS1fISU
Approfondisci su http://t.co/GwTmbAkNRX— H-FARM (@hfarmspa) September 17, 2014
H-Farm: a Treviso è nato l’ecosistema
Quando si parla di ecosistema startup italiano bisogna citare per forza H-Farm. Riccardo Donadon, anche presidente di Italia Startup, è l’anima di un progetto che viene da molto lontano, quando a Roncade (Treviso) si organizzarono i primi incontri (era il 2012) tra il ministro Corrado Passera, gli uomini del MISE, gli esperti del settore startup, i giovani imprenditori. C’era da immaginare da zero una legislazione a sostegno dell’ambiente, nacque il dossier Restart Italia, poi la legge 221, che ha fatto da apripista a tutte le iniziative che oggi, in pratica, costituiscono l’unico esempio di politica industriale italiana degli ultimi trent’anni, quella sulle startup. Oggi H-Farm sostiene decine di startup, ha investito 19 milioni di euro in nove anni e aiutato più di 60 nuove imprese.
Così ha commentato H-Farm la segnalazione nell’indice, sottolineandone i criteri:
La classifica prende in considerazione le tre macro-categorie di valore per l’ecosistema, valore per il cliente e grado di attrattività, a propria volta stabilite da sette sotto categorie e 67 indicatori di performance. Ci siamo distinti per il valore aggiunto generato nel sistema economico con la creazione di lavoro, imprese e network di investitori; solo noi e Nuvolab siamo stati selezionati a livello italiano, riuscendo a scalzare più di 800 altri incubatori.
Nuvolab: un acceleratore virtuale
Francesco Inguscio significa Nuvolab, la collaborative rainmaking che parte da un presupposto molto particolare: puntare tutto sulla fase post incubazione. Niente uffici, ma persone, niente consigli uguali per tutti, ma servizi a neo imprese già uscite dal bozzolo, visione della scalabilità, meglio e il prima possibile. Insomma, fare bene e fare soldi. Senza timidezze. Per ottenere questo il progetto non ha neppure bisogno di una sede fisica. Inguscio, intervistato qualche tempo da Webnews, è autore di molti articoli sul mondo startup, del quale, nonostante la giovane età, conosce pregi e difetti. Il suo metodo ha certamente ricevuto un sigillo di benchmarking particolarmente interessante per il suo futuro sviluppo. Così commenta, raggiunto al telefono, la bella notizia:
Credo che la segnalazione positiva per Nuvolab e H-Farm sia dovuta anche alla particolare intersezione dei criteri: non incubatori universitari, ma società che operano insieme alle università. Personalmente, ho deciso di partecipare al survey perché veniva dall’estero e l’index sembrava una cosa effettivamente seria, ma non si può considerare come un indice che da solo rappresenti l’intero mondo degli incubatori e acceleratori: dipende da quanti hanno partecipato. Mi auguro, quindi, che l’anno prossimo tanti altri, italiani e non, partecipino, si facciano analizzare, perché la trasparenza sui propri risultati è un fattore di crescita importante per questo ambiente. Detto questo, penso che Nuvolab sia stato premiato per il suo grado di efficienza: poche imprese, ma buone, esiti positivi e con fatturati importanti sui quali abbiamo inciso molto. Il mio auspicio è che questo riconoscimento serva, anche solo per qualche istante, affinché dal mondo si guardi all’Italia pensando che in fondo non è poi tutto da buttare. Sarebbe un risultato importante, da cui partire per sfruttarlo subito.