Un clic per non pensarci più: informarsi, scegliere e acquistare sono i tre passi fondamentali del commercio online, tutti legati anche alla ricerca in Rete. Ecco la ragione dell’indagine commissionata da UPA e Google al’Eurisko sull’e-commerce in Italia con un focus sul largo consumo. I dati raccontano che i principali driver di scelta sono il risparmio di tempo, i benefit di tipo economico e la varietà di assortimento.
UPA e Google hanno presentanto oggi i risultati di un’indagine condotta su 1.000 responsabili degli acquisti (RA) online di largo consumo in Italia, con in più dei focus group, per fotografare lo stato attuale dell’e-commerce in Italia e le sue prospettive.
Come mostrano diversi studi, l’e-commerce di prodotti e servizi mostra trend di crescita molto significativi nel Belpaese, tanto da riguardare ormai oltre 13 milioni di persone. I risultati della ricerca firmata dall’organismo delle aziende che investono in pubblicità e da Google Italia, rivelano prospettive di sviluppo altrettanto interessanti anche per il settore del largo consumo: più di un quarto dei responsabili acquisti che utilizzano Internet è interessato a comprare beni di largo consumo sul web, pari a circa 2,7 milioni di persone.
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Secondo quanto emerge dai risultati dell’indagine, la conoscenza delle piattaforme digitali per l’acquisto di beni proviene nel 60% dei casi dal passaparola di amici, parenti, colleghi; nel 49% dei casi dalla stessa navigazione sul web, infine per il 40% dei casi dai media tradizionali (TV, giornali, riviste, radio). Ciononostante la maggior parte dei responsabili acquisti non ritiene di avere sviluppato, fino a oggi, particolari competenze per navigare e acquistare su Internet: il 37% si percepisce solo parzialmente esperto, il 27% si definisce «abbastanza esperto» e solo il 4% si ritiene molto esperto.
I vantaggi della spesa online
Tutti i responsabili acquisti intervistati riconoscono vantaggi di non poco conto nell’acquistare online prodotti di largo consumo: più del 40% apprezza molto il risparmio di tempo e la facilità organizzativa (niente code, o parcheggi, niente pesi da portare, niente vincoli di orario); uno su tre riconosce la possibilità di risparmiare e di accedere a promozioni vantaggiose, e una quota considerevole apprezza anche la possibilità di accedere ad assortimenti più ampi. La metà del campione crede che si acquisteranno sul web diverse categorie di prodotto e alcuni pensano che in futuro la spesa sarà soltanto online.
Gli ostacoli
Cosa frena allora il fenomeno dell’e-commerce italiano? Innanzitutto un certo «disagio della smaterializzazione» degli acquisti, per ben l’82% del campione, in particolare per la spesa alimentare per cui si preferisce scegliere personalmente e toccare con mano, o avere la possibilità di confrontarsi con gli addetti alla vendita.
È chiaro che la spesa online comporta un cambiamento profondo delle abitudini, sia nei processi decisioni che nella necessità logistica conseguente (come ad esempio la necessità della presenza in casa). Rispetto a quanto ci potrebbe aspettare, oggi grazie anche al maggiore utilizzo di carte pre-pagate o carte di debito si riduce sensibilmente la percentuale di persone che percepisce la sicurezza dei processi di pagamento come una barriera verso l’e-commerce: solo il 22% degli intervistati si dice preoccupato da questo aspetto.
La crisi fa capolino
Anche la crisi fa capolino in questa ricerca. Molti intervistati si attendono prezzi inferiori a quelli nei supermercati (48%), la consegna gratuita dei prodotti acquistati (47%), l’addebito del pagamento solo dopo il ricevimento della spesa (34%). Queste prospettive sfidano il settore: le aziende dovranno essere in grado di spiegare ai consumatori i vantaggi logistici, organizzativi ed economici legati a questa modalità di acquisto, comunicandoli in modo chiaro ed efficace.
Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di UPA, così ha commentato la ricerca:
Prevediamo una progressione esponenziale dell’e-commerce da 10 a 50 miliardi nei prossimi 5 anni con almeno un miliardo di investimenti pubblicitari aggiuntivi. Se vogliamo far crescere il commercio elettronico dobbiamo attrarre le persone sulle piattaforme digitali investendo anche nei mezzi tradizionali. (…) L’e-commerce è un passo verso una società più sostenibile perché fa risparmiare tempo, denaro, offre scelte più ampie e informa di più il consumatore. L’ISTAT dovrebbe inserirlo nel nuovo indice BES che misura il benessere equo e solidale.
Dal canto suo, anche Carlo D’Asaro Biondo, presidente South East Europe, Middle East and Africa di Google, ha commentato questa ricerca promossa da Big G:
Sebbene l’Italia sconti ancora un ritardo nell’adozione del digitale rispetto a Paesi più avanzati, la ricerca riconferma trend di crescita interessanti, anche per il largo consumo. Grazie alla diffusione esponenziale di smartphone e tablet, oggi i brand possono ambire ad offrire alle persone esperienze di navigazione e di acquisto sempre più efficaci e coinvolgenti.