Decisione senza precedenti della Suprema Corte australiana che ha esteso la validità della legge nazionale sulla diffamazione a mezzo stampa ad un articolo pubblicato su un sito Internet statunitense.
È la prima volta che i giudici di un paese intendono regolamentare qualcosa pubblicato in Rete altrove. Se altre nazioni, ad esempio quelle del Commonwealth (Canada, Regno Unito ecc.), dovessero prendere spunto dalla sentenza australiana, la cosa avrebbe serie implicazioni per il diritto online.
Il caso australiano non sembra preoccupare più di tanto i grandi editori (nei paesi di lingua anglosassone i giornali più importanti vengono letti oltre confine e non è raro che un tribunale inglese, ad esempio, si occupi di un quotidiano statunitense); ma ad essere penalizzati potrebbero essere i siti più piccoli.
La sentenza è nata dalla denuncia di Joseph Gutnick, magnate dei giacimenti minerari, che si era sentito diffamato da un articolo apparso sul magazine Barron’s, edito da Dow-Jones, e sul relativo sito Web. Gutnick chiedeva il diritto di procedere contro Dow-Jones nello stato di Victoria, in Australia, invece che a New York, dal momento che le leggi statunitensi sulla diffamazione a mezzo stampa sono considerate più favorevoli agli editori. La Corte Suprema australiana ha respinto l’appello di Dow-Jones che chiedeva di tenere il processo negli USA