I ricercatori della Osaka University e della Tokyo University of Agriculture and Technology hanno progettato una cella a combustibile che potrebbe essere utilizzata per alimentare una rete di sensori wireless. Apparentemente sembra un progetto come tanti altri, ma tutto diventa più interessante (e anche un po’ horror) quando si scopre che il combustibile è il fluido corporeo di uno scarafaggio. Sebbene questi insetti siano molto resistenti e difficili da uccidere, non è chiaro se questo “trattamento” possa provocare danni irreversibili nel tempo.
Circa un anno fa, i colleghi della North Carolina State University avevano creato un dispositivo collegato alle antenne e ai cerci di uno scarafaggio che permette di guidare l’insetto a distanza usando Kinect. Quel piccolo circuito elettronico deve essere ovviamente alimentato da una batteria. Ciò aggiunge peso e limita i movimenti dell’insetto. Gli scienziati delle due università giapponesi hanno realizzato una piccola cella a combustibile (20×15 mm), montata sul dorso dello scarafaggio, che fornisce l’energia necessaria ai dispositivi.
La cella a combustibile è formata da un serbatoio contenente il fluido corporeo dell’insetto (linfa del sangue), da una coppia di elettrodi e da un ago inserito nel corpo dello scarafaggio. La cella genera elettricità usando il trealosio (uno zucchero) presente nel fluido. Gli enzimi scompongono il trealosio in glucosio, che quindi viene ossidato sull’elettrodo positivo (catodo), mentre l’ossigeno viene generato sull’elettrodo negativo (anodo), a causa della reazione di ossidoriduzione.
La cella a combustibile, realizzata con una stampante 3D, ha così generato 50,2 micro Watt di potenza. Dato che la fonte di energia viene fornita direttamente dallo scarafaggio, non è necessaria la presenza di una batteria per alimentare i dispositivi montati sul dorso dell’insetto. In futuro, si potrebbero usare insetti cyborg controllati da remoto per trasmettere segnali wireless.