Come noto, il 25 gennaio sarà commercializzata – tanto in versione cartacea che digitale – l’ultima fatica di Adam Lashinsky intitolata “Inside Apple”, in cui vengono svelati molti dei segreti e delle strategie che hanno contribuito a far diventare Cupertino una delle società leader del mondo della tecnologia consumer. In un estratto recentemente comparso sul Web, si leggono interessanti retroscena sulla dipartita di Tony Fadell, il cosiddetto “padre dell’iPod”, e sulla sua attuale occupazione per spiegare l’anomalia che distingue i manager della Mela da tutti gli altri.
In più d’un caso, i manager Apple hanno storie estremamente complicate. Jon Rubinstein, per esempio, lasciò la posizione di vice presidente dello sviluppo iPod per imbarcarsi a Palm, proprio durante la burrascosa serie di eventi che l’avrebbe portata all’acquisizione da parte di HP. E anche lì non sono state rose e fiori, visto che WebOS è al palo e il primo tablet di HP è stato oggettivamente un grandissimo flop. E che dire di Mark Papermaster? Un putiferio per portarlo a Infinite Loop nel 2009 e poi solo un anno dopo le dimissioni a causa di attriti interni e avversione alla politica della Mela.
Per questa ragione, il libro si concentra soprattutto su Fadell, che ha lasciato Apple per fondare Nest, una società che produce il primo cronotermostato intelligente della storia. Un gingillo da 249$perennemente connesso al Web che impara a conoscere le nostre abitudini per rilevare la presenza degli abitanti di casa e impostare automaticamente le temperature più confortevoli senza troppe complicazioni. Una scelta progettuale evidentemente mutuata dalla filosofia della Mela: design arrotondato e minimalista, poco o nulla da configurare, speciale cacciavite per il montaggio incluso nel prezzo. Chi lo acquista, insomma, sa di essere operativo mezz’ora dopo aver varcato la soglia domestica.
Eppure, si legge, se Fadell avesse lavorato a General Electric piuttosto che presso Apple, oggi sarebbe probabilmente a capo d’una grande multinazionale e non di una piccola startup di successo. La spiegazione è presto detta:
«I dirigenti senior tendono a restare in Apple per molto tempo e abdicano solo quando sono molto provati, e molto ricchi. Fino a tempi recentissimi, Apple non possedeva nessuna metodologia formale per la formazione dei suoi manager. Tutto era acquisito per osmosi, eppure anche così una parte non indifferente di manager non veniva mai esposta a qualcosa di basilare come l’analisi finanziaria. Per molti anni è stato difficile vedere ex-dirigenti Apple assurgere a ruoli di leadershp presso altre società di tecnologia, soprattutto se facciamo il paragone con – ad esempio – gli ex dirigenti Oracle che ora mandano avanti società miliardarie come Salesforce.com, PeopleSoft, Siebel Systems, Veritas e Informatica.»
“Inside Apple” è un tomo da di 272 pagine in uscita tra un paio di settimane in tutte le principali librerie fisiche a 16,92 dollari. La variante per Kindle costerà 12,99 dollari, mentre l’audiolibro 17,92. Per la versione in italiano, tuttavia, occorrerà attendere un po’.