Instagram come Facebook ora dà la possibilità ai politici di diffondere disinformazione. La società sta espandendo i test di fact-checking negli USA e lavorerà con 45 organizzazioni di terze parti per valutare la veridicità dei contenuti di foto e video sulla sua app. Il materiale classificato come falso verrà nascosto dalle pagine Esplora e dagli hashtag e coperto da un avviso che blocca il contenuto nel feed o nelle Storie, finché gli utenti non toccano di nuovo per vedere il post.
Questo rappresenta un ulteriore passo in avanti rispetto ai primi tentativi di Facebook di aggiungere avvisi sui link di vari contenuti, ma che consente comunque agli utenti di accedere, se vogliono, alla disinformazione. Instagram utilizzerà la tecnologia di corrispondenza delle immagini per trovare contenuti falsi simili tra loro, per poi applicare la stessa etichetta.
Ciò potrebbe diventare un punto di discussione per Facebook mentre cerca di dissuadere i regolatori dallo smembramento dell’azienda. Instagram infatti sta cercando di rafforzare le sue pratiche di sicurezza su tutta la linea: ha iniziato ad avvisare gli utenti quando stanno per pubblicare un contenuto “potenzialmente offensivo” sia associato alle foto che per i video, quelli che vengono caricati nel feed principale. Questo almeno in alcuni “Paesi selezionati”, ma la funzione arriverà in tutto il mondo nei prossimi mesi.
Sta anche iniziando a chiedere ai nuovi utenti l’età e ha vietato sostanzialmente l’utilizzo del social ai minori di 13 anni. I politici però però esclusi dal fact-checking, anche se pagano per sponsorizzare i post. Instagram quindi si allinea con Facebook su questo tema molto controverso: secondo Zuckerberg devono essere gli utenti a giudicare se qualcosa corrisponde alla realtà o meno. Il risultato? Due piattaforme dove è possibile pagare per mentire.