Le autorità fiscali della Danimarca avrebbero scoperto un evasione fiscale da parte di Intel pari a 2,5 miliardi di corone equivalenti a circa 452 milioni di dollari.
La presunta frode fiscale sarebbe avvenuta vendendo alcune proprietà intellettuali ad una sua controllata applicando prezzi inferiori a quelli di mercato.
Il “trucchetto” è stato spesso utilizzato anche da alcune aziende italiane ed è molto semplice: si acquisisce una società, poi si vendono le sue proprietà intellettuali ad una terza società controllata dalla società principale e si dichiarano al fisco ricavi inferiori a quelli reali.
In questo caso, Intel comprò nel 2000 l’azienda danese Giga per 9,4 miliardi di corone, quindi due anni dopo trasferì i diritti sui prodotti ad una sua affiliata per 1,9 miliardi di corone e su questa cifra pagò le imposte allo stato danese. Secondo il fisco, Intel ha nascosto redditi per circa 8 miliardi di corone.
Dato che in Danimarca è possibile vendere prodotti a società controllate solo applicando prezzi di mercato, il chipmaker deve restituire 3,6 miliardi di corone, pari a circa 650 milioni di dollari di tasse non pagate, interessi inclusi.
Sembra che Intel stia collaborando con il fisco danese per dirimere la questione, anche se si dichiara non favorevole alla doppia tassazione internazionale. Secondo il chipmaker, rispettare i prezzi di mercato per i trasferimenti tra società, potrebbe incidere negativamente sulle proprie attività; inoltre, bisogna considerare anche questi “problemi” quando si prendono decisioni di investimento e di localizzazione degli impianti produttivi.