In occasione del Cebit 2017 di Hannover, Webnews ha incontrato Dieter Hoffend, Global Account Director Sales Marketing di Intel Deutschland. In Intel da 19 anni, da 10 si occupa di automotive e ha vissuto in prima persona le varie fasi che hanno visto un crescente coinvolgimento da parte del colosso californiano nell’industria automobilistica.
Avendo iniziato questo percorso nel 2005, come siete arrivati a integrare la guida assistita prima e in seguito la guida autonoma nei veicoli?
Quando abbiamo iniziato, la guida autonoma non era nei nostri piani. Volevamo integrare nuove funzionalità nei veicoli, ad esempio per consentire alle persone di spostarsi dal punto A al punto B senza restare imbottigliate nel traffico. Il passo successivo è stato logico: “Ora che abbiamo un computer a bordo, come possiamo sfruttarlo?". Così abbiamo pensato alla guida assistita, per rendere il viaggio più sicuro partendo dall’integrazione di sensori e avvisi per il conducente.
Poi è avvenuta una sorta di digitalizzazione dei servizi offerti all’industria delle automobili quando gli automaker hanno dovuto fare i conti con il desiderio degli utenti di poter usare le loro tecnologie anche a bordo delle autovetture. Si è dunque posto il problema di aprire la piattaforma, di renderla più flessibile.
Dall’infotainment puro si è quindi passati all’integrazione di informazioni centralizzate, a cui hanno fatto seguito funzionalità per la sicurezza, per poi arrivare ai giorni nostri e al self-driving. Anzi, siamo già al secondo livello della la guida autonoma, quella già disponibile sul mercato. Il livello 3 arriverà entro il 2021 e consentirà di staccare gli occhi dalla strada e le mani dal volante per periodi prolungati. Perché ciò sia possibile occorrerà una notevole potenza di calcolo.
E ancor più ne servirà quando si inizierà a parlare di livello 4, la cui complessità del sistema di bordo e la quantità delle informazioni da elaborare sarà enorme. Come avviene in ambito PC, dove gli sviluppatori chiedono hardware sempre più performante per poter progredire con l’offerta di nuove funzionalità, così sarà nel comparto automotive.
Non è un caso che l’industria dei veicoli autonomi si sia rivolta a Intel perché siamo in grado di replicare in quanto abbiamo fatto negli anni anche in questo ambito.
La rivoluzione della guida autonoma sarebbe possibile anche senza l’avvento del 5G?
Penso che il 5G sia importante, ma anche che la sua importanza dipenda dal punto da cui si affronta la questione. Da automobilista, voglio che la mia vettura sia in grado di viaggiare in modo totalmente sicuro anche quando non c’è segnale di rete. Al tempo stesso, però, quando mi troverò per diverse ore in una vettura senza dover guidare, è importante che possa accedere a servizi come videoconferenze, streaming audio o intrattenimento.
Da un punto di vista prettamente tecnico, dunque, rispondo che il 5G non sarà essenziale per la guida autonoma, ma di certo contribuirà alla proliferazione.
Non pensa però che l’enorme mole di dati che viaggerà grazie al 5G fra i veicoli e la cloud e viceversa, nonché tra una vettura e l’altra, solleverà ulteriormente il problema della privacy?
Penso che innanzitutto sarà essenziale differenziare tra servizi importanti per la sicurezza durante il viaggio e piattaforme dedicate invece ai contenuti. L’obiettivo è quello di poter arrivare un giorno ad avere veicoli che comunichino su due canali: uno prioritario per la sicurezza e un altro sul quale si trasmetteranno i dati personali su scelta dell’utente, come avviene già per molti servizi per PC o per dispositivi mobile a cui siamo abituati.
Ma se dovesse spiegare a un pubblico di non addetti quali saranno i vantaggi offerti dalla guida autonoma, allora cosa direbbe?
Prendendo in considerazione, ad esempio, la partnership tra Intel e BMW, l’elemento chiave è la sicurezza. Gli incidenti ci saranno sempre, è vero, per il semplice motivo che i veicoli autonomi si troveranno a doversi muovere in un ambiente dove saranno presenti anche veicoli non autonomi, ed è per questo che la sicurezza è prioritaria.
Una volta sviluppato un sistema davvero sicuro, si potranno offrire molte funzionalità all’automobilista. Ti faccio un esempio: spesso guido anche per 600 Km di fila, talvolta restando bloccato nel traffico. In futuro potrò avviare una videoconferenza mentre la mia auto va da sé.
Certo il primo impatto con una macchina a guida autonoma è forte. Ti siedi al posto di guida eppure qualcos’altro controlla la vettura. Resti spiazzato. Ti assicuro, però, che dopo una decina di minuti ci si abitua e se ne comprendono i vantaggi.
Intel ha fissato il 2021 come data per la propria versione di self-driving car ma altri indicano il 2020 o il 2019. Quanto ci vorrà prima che la guida autonoma si diffonda davvero sul mercato?
C’è una sorta di gara fra produttori al momento, ma come ho detto, per noi la priorità è la sicurezza e non arrivare per primi quindi vediamo il 2021 come momento di inizio. In seguito è difficile stabilire un periodo preciso di tempo entro il quale assisteremo alla totale diffusione della guida autonoma sul mercato.
Penso però che assisteremo a due tipi di evoluzioni. Prima ci saranno le cosiddette auto di livello 3, che permetteranno di attivare la guida autonoma in autostrada premendo un semplice pulsante. Queste vetture faranno affidamento su un’infrastruttura che di fatto è già disponibile. Poi sarà la volta delle vetture capaci di muoversi autonomamente anche in città. E qui le cose si fanno più complicate: bisognerà realizzare un’infrastruttura tutta nuova, ci saranno molte più variabili da considerare e gestire e alle quali reagire.
In questo dovrebbe concorre lo sviluppo simultaneo delle smart city…
Penso che, se ci sarà una spinta da parte degli organi governativi, questo accadrà sicuramente. Le potenziali applicazioni saranno molte, ma tutto dipende dai governi locali e dalla loro volontà, o capacità, di investire in innovazione. Anzitutto occorrerà una legislazione ad hoc, il che chiamerà in cause le forze politiche.
Tuttavia, a differenza degli USA, le disparità socio-economiche fra gli stati membri della UE e le differenti composizioni politiche dei vari governi che la compongono avranno senz’altro il loro peso, e potrebbero creare divisioni fra paesi ricchi e paesi poveri.
I leader devono comprendere il potenziale reale della guida autonoma: un network di servizi e infrastrutture. Il vero business sarà legato ai servizi e non più all’acquisto del veicolo. Nasceranno parecchie opportunità imprenditoriali.