Purtroppo urlare al pericolo non è sufficiente per esorcizzarlo, ed ecco quindi che la crisi si manifesta giorno dopo giorno, sempre meno spettrale e sempre più concreta. L’ultimo grido d’allarme giunge da Intel e la borsa, resa sempre più sensibile dai continui annunci di ridimensionamento e licenziamenti, risponde immediatamente nell’unico modo che sa: contrazione, ribasso, tabelloni pieni di cifre in rosso.
I numeri Intel vanno soppesati sull’ultimo trimestre del 2007, quello di riferimento anno su anno. Lungi dal raggiungere lo stesso obiettivo, Intel contava comunque di arrivare a 9 miliardi di vendite ed aveva già impostato a questo livello le proprie previsioni per il quarto trimestre del 2008. Quando il 2009 è iniziato da pochi giorni, però, il gruppo già rivede al ribasso le precedenti previsioni limando ulteriormente a 8.2 miliardi le proiezioni di incasso per il trimestre Q4, addirittura meno rispetto ai già pessimistici riscontri degli analisti (fermatisi a quota 8.74 miliardi).
La perdita rispetto all’anno precedente, dunque, va ad insinuarsi attorno al -23%, il che configura tanto un momento di grave difficoltà quanto l’inizio di una serie di trimestrali nelle quali le buone notizie arriveranno presumibilmente con il contagocce. Intel è un gruppo fondamentale per sentire il polso al mercato: il gruppo produce l’80% dei processori sul mercato, in un settore nel quale anche la rivale AMD ha già notificato vendite in drastico calo.
Il momento della verità sarà il 15 gennaio: sarà questa la data dell’ufficializzazione della trimestrale, e sarà attorno a questa data che molti altri gruppi del settore notificheranno il proprio andamento e tireranno le fila del discorso. Esorcizzare la crisi non serve più: ora occorre affrontarla. La borsa, nel frattempo, mette le mani avanti ed il titolo Intel chiude la giornata in grave passivo.