In attesa della trimestrale Google di prossima presentazione, il mercato può avvalersi dei dati Intel. Il polso “software” ed il polso “hardware” di Wall Street scoprono le carte per primi e costituiscono la lente con cui interleggere tutte le trimestrali successive. Intel, da parte sua, redige una trimestrale dalle tinte contrastanti: da una parte c’è il passato, fatto di perdite e di riorganizzazione; dall’altra c’è il futuro, con coloriti toni di ottimismo a ridar vivacità al quadro generale; in mezzo c’è il presente, con numeri in calo entro i limiti e con previsioni utili a tenere alte le aspettative degli azionisti.
Il trimestre si è chiuso con entrate per 9.4 miliardi, al di sopra dei 9 miliardi previsti ma l’8% al di sotto del limite raggiunto nel 2008. Ma i numeri sembrano identificare una inversione di tendenza definitiva: come sottolineato dal New York Times, la crescita tra il secondo ed il terzo trimestre dell’anno è stato del 17%, un balzo mai registrato prima in una unità di tempo tanto breve. Le entrate nette si assestano su 1.9 miliardi di dollari, 33 centesimi per azione contro i 28 centesimi diluiti attesi.
Mentre per lo Standard&Poor il prossimo trimestre dovrebbe chiudersi con un calo del 25% rispetto ad un anno fa, Intel potrebbe fermarsi a -14%: la cifra sembra confermare il gruppo come vero e proprio traino per l’uscita dalla crisi. Il gruppo, infatti, in qualità di produttore di chip, si posiziona a monte della filiera produttiva e può subire o avvantaggiarsi dei flussi del mercato prima di ogni altro gruppo. Le previsioni legate alle buone prospettive dei produttori, oltre all’arrivo di Windows 7 che potrebbe sbloccare gli acquisti nel comparto, configurano pertanto un trimestre importante che, con il senno del poi, potrà forse essere visto come il limite estremo di una crisi che ha riportato nell’ICT i timori che non si vivevano ormai dall’era delle dotcom. L’ottimismo odierno è valutato in 500 milioni di dollari: è questa la differenza tra le attese precedenti e quelle aggiornate, proiettando le entrate per il quarto trimestre a quota 9 miliardi di dollari.
Se i dati saranno confermati, sarà interessante interleggere il modo in cui Intel ha affrontato la burrasca: la rinuncia ai margini di profitto precedenti ha tenuto in alto le vendite, si è affrontata di petto l’avventura nei netbook, si è dovuta sacrificare parte della forza lavoro. Atom, la cui profittabilità è molto maggiore rispetto al resto della produzione, sta ora riportando in alto anche i margini (+7% in un solo trimestre). In vista di una possibile ripresa, il gruppo presenta ora prospettive ottimistiche lanciando le azioni in alto nel mercato after-hour (conclusosi con un +5.08% dopo il +0.44% di fine seduta) e stemperando ottimismo anche sulle borse asiatiche ed europee.
Commenta Paul Otellini, CEO Intel: «I solidi risultati di Intel nel terzo trimestre rivelano quanto il computing sia essenziale per la nostra vita, e confermano l’importanza dell’innovazione tecnologica come volano per la ripresa economica […] La situazione dinamica nell’attuale clima economico, unitamente alla nostra leadership a livello di prodotti, ci dà fiducia in merito alle nostre prospettive future di business. Guardando in avanti, la rivoluzionaria tecnologia di processo Intel a 32nm provocherà un’altra ondata di innovazione: dalle nuove e potenti piattaforme server Intel Xeon, ai processori Intel Core ad elevate prestazioni, fino ai processori Intel Atom a basso consumo».
L’occhio di bue ora si sposta su Google: Eric Schmidt ha cose importanti da riferire.