Dopo un silenzio iniziale è arrivata la risposta ufficiale da parte di Intel alla dichiarazione di opposizione inviatale pochi giorni addietro dalla Commissione Europea e riguardante un presunto comportamento anti-competitivo adottato dalla società nei confronti della rivale Advanced Micro Devices (AMD). Il colosso dei microchip si dichiara sicuro del fatto che il segmento di mercato relativo ai microprocessori funzioni normalmente e di come la propria condotta sia stata «rispettosa della legge, tesa alla libera concorrenza e a tutto vantaggio dei consumatori».
Intel ha inoltre sottolineato come il caso «sia basato solamente sulle lamentele riportate da un diretto concorrente e non dagli utenti e dai consumatori» e come la dichiarazione di opposizione «contenga solamente accuse preliminari, il che non equivale a dire che sono state scoperte delle violazioni alle leggi della Unione Europa. […] È evidente come questo settore sia altamente competitivo e attivo. Se i concorrenti sono abili allora il mercato li ricompensa. Se invece perdono colpi e non soddisfano le aspettative, il mercato risponde di conseguenza.».
Sono tre le pratiche che la Commissione Europea riconduce alla condotta anti-competitiva di Intel: sconti sostanziosi applicati a molti OEM (Original Equipment Manufacturers) in modo da indurli a rifornirsi di CPU Intel, pagamenti effettuati dalla società per posticipare o per cancellare il lancio di linee di prodotti basati sui processori AMD e l’offerta di processori sottocosto nel segmento server. Le pratiche sopra esposte, come espresso nella dichiarazione inviata dalla Comunità Europea, erano quindi «mirate ad escludere AMD, il principale rivale di Intel, dal mercato […] rafforzandosi l’un l’altra come parte di una singola strategia anti-competitiva».
Giuliano Meroni, presidente di AMD per l’Europa, Medio Oriente e Africa, ritiene vicina la fine dell’abuso da parte di Intel della sua posizione dominante: «crediamo che la dichiarazione di opposizione fungerà da catalizzatore per aprire il mercato globale dei microprocessori a tutto beneficio dei consumatori e delle compagnie produttrici di PC».