L’acquisizione non ha ancora avuto del tutto fine, ma per Google si prospettano già i primi guai all’orizzonte: Motorola Mobility è finita infatti nel mirino di Intellectual Ventures, una delle società operanti nel settore della proprietà intellettuale di maggiore spessore al mondo, la quale ha scagliato una serie di brevetti nei confronti del gruppo recentemente finito nelle mani del colosso delle ricerche.
Secondo le dichiarazioni di una portavoce ufficiale, Intellectual Ventures avrebbe contestato a Motorola l’utilizzo indebito di tecnologie coperte da brevetti posseduti dall’azienda. Brevetti che sarebbero stati proposti in licenza al gruppo statunitense, il quale avrebbe sì avviato un tavolo per le trattative, salvo poi far saltare tutto a causa della mancanza di un’intesa che potesse mettere d’accordo tutte le parti in gioco. La situazione si è dunque evoluta nel tempo fino a giungere alla decisione da parte di Intellectual Ventures di depositare una denuncia presso la Corte del Delaware.
«Abbiamo la responsabilità nei confronti dei nostri clienti e dei nostri finanziatori di difendere il nostro diritto alla proprietà intellettuale nei confronti di compagnie come Motorola Mobility che la utilizzano senza licenza» ha dichiarato Melissa Finocchio, Chief Litigation Counsel di IV. «Il nostro obiettivo è quello di fornire alle aziende il nostro portfolio brevetti tramite concessioni di licenze, e non tollereremo ulteriori violazioni». L’intenzione di Intellectual Ventures è dunque quella di procedere fino in fondo, al fine di trovare una soluzione che possa porre fine alla questione, di tipo pacifico o meno.
Al centro della nuova diatriba legale vi sarebbero Android e tutti gli smartphone realizzati da Motorola basandosi sulla piattaforma operativa realizzata da Google, la quale continua ad essere coinvolta in problemi legati alla violazione di brevetti posseduti da altre società. Il robottino verde è dunque al centro di un vero e proprio assedio, con numerose parti in gioco che sono riuscite a cavarsela esclusivamente mediante accordi economici. Accordi che, uno dopo l’altro, rendono Android sempre meno appetibile aprendo così nuove opportunità per i SO emergenti (Windows Phone in primis).