L’intelligenza artificiale sarà al pari con quella umana nel 2062. Questa è l’ipotesi, anzi la “profezia”, dell’espero australiano Toby Walsh, Scentia Professor di intelligenza artificiale alla UNSW Sidney. Lo ha detto al Dangerous Ideas Festival di Sidney. L’esperto però esprime un ottimismo cauto, per un tema che affascina e inquieta allo stesso tempo.
Secondo Walsh l’essere umano è stato tratto in inganno nel pensare che i robot prenderanno il predominio. Questo perché i robot fanno ciò che gli umani dicono di fare, non hanno desideri. Una visione molto simile a quella del famoso libro Superintelligenza di Nick Bostrom.
Le paure riguardano il costante processo di automazione e la perdita di posti di lavoro, che l’intelligenza artificiale e i robot riusciranno (in parte accade già oggi) a svolgere certi lavori meglio e più velocemente dell’uomo. Meno di 50 anni quindi, almeno secondo Walsh, dividono l’intelligenza artificiale dall’arrivare all’intelligenza dell’uomo.
“Sono molto più preoccupato dell’incompetenza che della malevolenza, se non abbiamo riflettuto attentamente su come interagirà con il nostro mondo complesso. Sanità, trasporti, come fabbrichiamo le cose, come educhiamo noi stessi, come usciamo e giochiamo, toccherà quasi ogni aspetto della nostra vita”, ha dichiarato.
In pratica si parte da cosa potrebbero fare le macchine per noi, ma nello stesso tempo ci si interroga sulla natura stessa dell’essere umano e sulla sua coscienza. Le caratteristiche dell’emisfero destro del cervello, quindi creatività ed emozioni, distinguono gli uomini dalle macchine. Ma se alla fine queste riuscissero ad essere strumenti in grado di avere creatività cosa accadrebbe?.
Walsh non è preoccupato sul cosa potrebbero fare i robot ultra intelligenti, i suoi dubbi sono rivolti agli esseri umani. Dice che l’umanità ha bisogno di fare un lavoro migliore per creare macchine e sistemi di intelligenza artificiale allineati con i nostri valori: “l’unica speranza che abbiamo per affrontare tutti questi problemi, come ad esempio i cambiamenti climatici, l’aumento delle disuguaglianze e il problema dei profughi, è se utilizziamo la tecnologia e le risorse del mondo in modo migliore, più sostenibile. Il futuro è un prodotto delle decisioni che prendiamo oggi. La società modella la tecnologia e la tecnologia in grado di plasmare la società“.