Facebook sta portando avanti diversi esperimenti sull’Intelligenza Artificiale, ma alcuni cambiamenti sono già stati introdotti nella piattaforma per rendere più efficace e sicuro il suo utilizzo. L’obiettivo dell’azienda è quello di favorire la connessione tra persone e assicurare loro maggiore protezione, motivo per cui l’intelligenza artificiale Facebook sarà in grado di riconoscere e penalizzare le fake news, incoraggiare i legami tra le comunità di individui e promuovere la visione dei contenuti appartenenti ad amici e collegamenti locali.
Di conseguenza, l’IA fungerà da filtro delle informazioni personali degli utenti, agevolando al contempo la realizzazione di campagne di marketing più mirate (a scapito del numero di annunci pubblicitari mostrati nel feed). Inoltre, Mark Zuckerberg ha intenzione di utilizzare l’intelligenza artificiale per la prevenzione dei suicidi: in pratica, l’algoritmo ha la possibilità di riconoscere post di persone che esprimono pensieri che potrebbero portare al gesto estremo, così da consentire un intervento di supporto rapido degli enti di prevenzione. Grazie al riconoscimento di modelli utili a identificare segnali di bullismo e depressione, viene infatti facilitata la valutazione di un team umano.
Intelligenza artificiale Facebook: gli esperimenti
Tra gli esperimenti effettuati dal social network in questo campo si annovera Facebook M, una chatbot integrata su Messenger che avrebbe dovuto assistere gli utenti nelle ricerche, nei pagamenti e nelle prenotazioni di appuntamenti. Si tratta di un esperimento durato dal 2015 al 2018, portato avanti su un campione di 10mila persone. L’obiettivo era quello di “dar vita” a un bot in grado di dialogare con l’utente su cose come la prenotazione di uno spettacolo a teatro o di un ristorante, guidandolo grazie a semplici domande. Purtroppo però l’esperimento non diede i risultati sperati e Facebook decise di chiudere il progetto.
Le chatbot attualmente presenti su Facebook non hanno niente a che fare con un’intelligenza artificiale capace di sfruttare l’apprendimento automatico, come faceva Facebook M; sono piuttosto composte da un algoritmo di testi già strutturato, motivo per cui sono conosciute come “risponditori automatici”. Questo vuol dire che le frasi scritte sono già state inserite precedentemente all’interno del loro codice (si tratta di una soluzione sempre più adottata dalle aziende per sostituire parte del lavoro del servizio clienti).
Alice e Bob: chatbot che volevano conquistare il mondo?
Un altro esperimento di intelligenza artificiale Facebook sono state due chatbot, battezzate Alice e Bob, sviluppate con l’obiettivo di condurre delle trattative tra di loro per la divisione di alcuni oggetti. Tuttavia i test non andarono come previsto, perché dopo essere stati messi in azione i due robot, che iniziarono a comunicare in lingua inglese, si scambiarono messaggi attraverso un linguaggio incomprensibile, tanto che i ricercatori bloccarono l’esperimento.
Notizie del genere fanno sempre chiacchierare, soprattutto i complottisti: così in rete si diffusero notizie fuorvianti, che descrivevano la conversazione tra Alice e Bob con tono apocalittico, come se le due chatbot avessero intenzione di ribellarsi agli esseri umani. Tuttavia uno dei ricercatori, Dhrum Batra, intervenne per chiarire la questione: in pratica, per via di un errore di programmazione, i software che dialogarono non furono configurati per scambiarsi messaggi in lingua inglese. Così, come spesso succede tra persone che usano abbreviazioni per velocizzare una conversazione, i due robot trovarono delle scorciatoie per comunicare, tanto da rendere lo scambio di messaggi così efficiente da risultare incomprensibile per le persone presenti.