Il caso NSA-PRISM sta mettendo sulla graticola l’amministrazione Obama. Forse mai nella storia recente un presidente (peraltro vincitore pure di un Nobel per la Pace) era stato così al centro delle critiche delle associazioni per la libertà di espressione. Quel che stupisce, però, è che alla possibilità concreta che miliardi di dati di cittadini non americani siano finiti nei report dell’intelligence americana l’Europa, Italia compresa, non ha ancora reagito in modo ufficiale.
Com’è possibile che alla notizia che gli americani intercettano le conversazioni online dei cittadini di altri continenti – che utilizzano quei servizi forniti da società che hanno server sul suolo americano, come Facebook, Google, Skype, eccetera – i due principali commissari europei della partita, Neelie Kroes e Viviane Reading, non dicano una parola?
La Turchia, le nuove regole europee
La commissaria all’agenda digitale ha speso parole, oggi sul suo blog, sulla Turchia, con un effetto ironico: difendendo il diritto dei turchi a manifestare il loro pensiero tramite i social network, ma dimenticandosi di citare il problema della intercettazione dei contenuti su questi social.
My blog on the situation in #Turkey: http://t.co/iZOPFSxrTr #occupygezi #mediafreedom
— Neelie Kroes (@NeelieKroesEU) June 7, 2013
La Reading, vice presidente e responsabile della protezione dei dati per l’Europa Unita, ha segnalato ieri i passi avanti nei lavori per l’approvazione delle nuove norme sulla protezione dati:
My message at today's Council: We saw an #EUDataP sprint under @eu2013ie but we're not yet at the finish line http://t.co/PaE7ZIDk88
— Viviane Reding (@VivianeRedingEU) June 6, 2013
Peter Schaar alza la voce
Discorso diverso, invece, per i tedeschi. È notizia di poche ore fa che Peter Schaar, responsabile della protezione dati per la Germania, ha scritto uno statement per gli Usa, riportato dalle testate online. Com’è tradizione teutonica, la violazione della privacy è oggetto di profonda preoccupazione:
L’amministrazione Usa deve ora fornire chiarimenti. Le prime dichiarazioni da parte del governo degli Stati Uniti suggeriscono che la sorveglianza non sarebbe diretta contro cittadini americani, ma solo nei confronti di persone che risiedono al di fuori del paese. Dato il gran numero di utenti tedeschi di Google, Facebook, Apple o servizi Microsoft, mi aspetto chiarimenti (…). Inoltre, questi report illustrano l’importanza di rafforzare la normativa europea sulla protezione dei dati. L’atteggiamento dilatorio dei commissari all’Interno e alla Giustizia verso il pacchetto di riforme sulla privacy è un segnale completamente sbagliato.
Fulvio Sarzana rivela: una direttiva di Monti apre le banche dati
E in Italia? Per ora nessun portavoce, nessun ministro, nessuno ha detto nulla. E forse non c’è da stupirsi, visto quello che ha spiegato, con la solita precisione, Fulzio Sarzana dal suo blog.
Secondo il noto giurista, una direttiva adottata dall’ex governo Monti lo scorso 24 gennaio obbliga telco e ISP a fornire dati esattamente come succede con Verizon. Anzi, peggio, perché non è neppure necessario un giudice:
L’art. 11 del decreto obbliga gli operatori di telecomunicazioni e gli internet service provider, ma non solo, anche ad esempio a chi gestisce gli aeroporti, le dighe, i servizi energetici, i trasporti, a dare accesso ai servizi di sicurezza alle proprie banche dati, per finalità non meglio specificate “di sicurezza”.
In pratica gli operatori privati, ma anche le concessionarie pubbliche, devono spalancare le porte ai servizi di sicurezza sulle proprie banche dati, contenenti i nominativi dei cittadini italiani,e, si presume anche alle azioni compiute da questi ultimi, al di fuori di un intervento della Magistratura. Tutto ciò in via amministrativa e senza il necessario controllo quantomeno dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali.
Senza andare tanto lontano anche noi abbiamo il “prism alla Carbonara”.