Internet è un bene di tutti, un’opportunità collettiva, un valore sociale. Insomma, è un bene che ci sia Internet, perché «Internet è un bene comune». Con questo slogan prende il via una nuova iniziativa di sensibilizzazione che mette Internet al centro come mezzo di propaganda e come fine della propaganda stessa:
Internet Bene Comune è una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti: cittadini, amministratori, imprese e istituzioni. Mira a diffondere una maggiore consapevolezza dell’importanza fondamentale che la rete ha in tutti gli ambiti del nostro vivere quotidiano. Per questo e per porre l’accento sull’identità di “BENE COMUNE” di internet abbiamo deciso di sfidare tutti i suoi abitanti a contribuire alla definizione di un manifesto. Noi abbiamo solo lanciato qualche sasso, a tutti voi il compito di allargare e arricchire di esempi e riflessioni la portata del concetto.
Ma se la teoria è bella, buona e condivisa, l’iniziativa sembra volersi fare promotrice anche di un qualcosa di più concreto, che arrivi nelle sale dei bottoni attraverso una specifica mozione da approvare e ratificare a riconoscimento del principio: si propone, insomma, «che internet sia riconosciuto come elemento positivo e qualificante della vita, che soddisfa i bisogni primari del sapere e della conoscenza. Che, pertanto, internet sia universalmente dichiarato un “bene comune”. Per far ciò tale amministrazione si impegna ad inserire il concetto di “Internet Bene Comune” nel proprio Statuto e inoltre si impegna, per quanto di sua competenza, a potenziare le infrastrutture di rete e l’accessibilità alle informazioni per mezzo della stessa».
Quest’ultimo aspetto è probabilmente l’elemento chiave, seppur non sufficiente: l’impegno a migliorare le infrastrutture giunge ai cittadini ormai da anni, senza tuttavia i risultati che tutti hanno da sempre auspicato. Il problema è nel reperimento dei fondi, nell’attribuzione delle priorità e nell’organizzazione di un intervento radicale in favore della banda larga e nella direzione dell’annullamento del digital divide, tanto culturale quanto infrastrutturale. Nella fattispecie l’impegno è proposto alle realtà locali, ove una promessa è debito ben più che non alle alte sfere della politica nazionale: un modo per partire “dal basso”, insomma, con una rete orizzontale di mozioni che faccia da sostrato e da punto d’appoggio alle future iniziative in favore della Rete.
“Internet bene comune” prende il via per mano della Fondazione Sistema Toscana e trova immediatamente il plauso e l’appoggio anche del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi:
Ho aderito al manifesto “Internet bene comune” perché credo che la rete sia un’invenzione straordinaria, rivoluzionaria, portatrice di benefici immensi nella nostra quotidianità. L’evoluzione di Internet – sottolinea – consente di promuovere la partecipazione e il dibattito politico, di esercitare in modo ampio la libertà di espressione, di sviluppare attività commerciali, nonché di acquisire competenze e diffondere la conoscenza. Internet è a tutti gli effetti sinonimo di sviluppo economico e lavoro, di sostenibilità e trasparenza
Tuttavia, a parte le firme di pochi attivisti e dei “soliti noti” della divulgazione online, l’iniziativa non sembra in riuscire in queste prime ore a cogliere nel segno. Un manipolo di firme non basterà a cambiare la situazione, né raccoglierà probabilmente i risultati auspicati, ma sarà comunque l’ennesima goccia nel mare della domanda di Web che più volte l’Italia ha dimostrato nonostante tutte le difficoltà a cui deve far fronte il paese. Una goccia utile, anche se non sarà quella in grado di far traboccare il vaso.
Chiunque può partecipare con un badge o con il proprio assenso attivo ed argomentato: il sito Internet ufficiale è a disposizione per elargire spiegazioni, badget e tool con cui aumentare l’eco attorno all’iniziativa.