«Internet addicted» verrebbero chiamati in occidente: gli adolescenti cinesi che non riescono a fare più a meno del web sarebbero in forte aumento, raggiungendo quota 2 milioni su un totale dei 18.3 milioni impegnati nella navigazione sul web. La ricerca è stata compiuta dalla Lega dei Giovani Comunisti e riportata sul China Daily.
Spiega Reuters citando l’intervista a Gao Wenbin, ricercatore in psicologia alla Accademia Cinese delle Scienze: «gli Internet-dipendenti in Cina hanno dieci anni in meno rispetto agli adolescenti degli altri Paesi occidentali. Sono più esposti a questo fenomeno». I ragazzi colpiti sarebbero prevalentemente maschi tra i 15 ed i 20 anni ed il fenomeno avrebbe ormai assunto una dimensione preoccupante. «È naturale che si rifugino in un mondo virtuale se non possono trovare uno spazio loro nè a scuola nè a casa»: secondo il ricercatore la società cinese non offre diversivi rispetto alla scuola e costringe così i giovani a raccogliersi negli Internet Cafè, rendendoli peraltro maggiormente vulnerabili ad ogni tipo di influenza. Non a caso Reuters cita in questo contesto un aumento del 68% della criminalità giovanile nel paese orientale, «dato destinato a crescere» ed a imporre nuove riflessioni.
L’Internet Addiction Disorder (IAD) è un disagio di natura compulsiva che nasce dall’identificazione nella rete e nelle sue dinamiche una fonte inesauribile di gratificazione. L’origine psico-sociale del problema è evidente, ma è il computer lo strumento contro cui viene notoriamente puntato il dito per l’identificazione delle responsabilità specifiche. La ricerca delle gratificazioni implica un accumularsi di scompensi psichici ed il problema diventa nel lungo periodo qualcosa di particolarmente serio soprattutto se commisurato su una popolazione da 2 milioni di adolescenti a rischio.
In occidente emerge con maggior forza, invece, la necessità di controllare le attività degli adolescenti sul web per monitorarne i contatti, l’approccio, la maturità. Per andare incontro alle necessità dei genitori, MySpace.com (uno dei siti più affollati di adolescenti USA) è pronto a distribuire Zephyr, software che rivelerà gli estremi con cui il ragazzo accede alla community cancellando l’anonimato tra il ragazzo e la sua famiglia. Quella di MySpace è stata più una costrizione, però, che non una vera e propria volontà: «la notizia arriva dopo che un gruppo di 33 procuratori generali ha preso in considerazione l’ipotesi di fare causa al sito MySpace se non fosse stato innalzato il limite di età per accedere ai servizi, da 14 a 16 anni, e il sito stesso non avesse cominciato a verificare la vera età degli utenti».